La situazione all’interno della casa circondariale di Bergamo non è delle migliori. Nonostante offra opportunità di lavoro ai detenuti, soffre di sovraffollamento delle celle. Questa condizione ha portato un detenuto a fare causa all’istituto per la detenzione in condizioni inumane e degradanti, e il tribunale gli ha dato ragione.

La Corte di Cassazione ha confermato il risarcimento di 7mila euro a favore dell’uomo, un cittadino straniero che è stato rinchiuso nel carcere di via Gleno per 878 giorni, in cui ha avuto a disposizione uno spazio minimo vitale all’interno delle camere di pernottamento di soli 2,6 metri quadrati, senza alcun fattore compensativo.

Il detenuto ha presentato ricorso al Tribunale di Sorveglianza di Brescia, che ha stabilito un risarcimento di 8 euro al giorno, per un totale di settemila euro. Il ministero della Giustizia ha impugnato questa decisione, portando la causa in Cassazione, ma i giudici hanno rigettato il ricorso confermando la legittimità del risarcimento.

Il ministero ha sostenuto che le camere di detenzione erano dotate di finestre, i servizi igienici avevano finestre e potevano essere utilizzati in modo riservato, e le docce avevano acqua calda. Inoltre, il detenuto poteva usufruire della “custodia aperta”, ossia poteva rimanere fuori dalla camera di pernottamento dalle 8:30 alle 20:30, e trascorrere quattro ore al giorno nei cortili di passeggio. Inoltre, ha svolto attività lavorativa come inserviente di cucina. Il ministero sostiene quindi che la mancanza di spazio in cella è compensata da queste altre opportunità e non può essere considerata di per sé una detenzione inumana e degradante.

Tuttavia, il procuratore generale della Cassazione ha contestato questa tesi, sostenendo che il Tribunale di Sorveglianza di Brescia ha correttamente osservato che il detenuto è stato ristretto in una cella con uno spazio inferiore a 3 metri quadrati per un periodo particolarmente lungo, ben 878 giorni.

Questa vicenda evidenzia ancora una volta il problema del sovraffollamento carcerario in Italia e la necessità di trovare soluzioni adeguate per garantire condizioni di detenzione dignitose per tutti i detenuti.

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