Residenze fittizie: un grave problema per i Comuni italiani

Le residenze fittizie nei paesi turistici, montani o al lago sono ancora un problema diffuso in Italia. Nonostante una diminuzione rispetto al passato, il desiderio di ritornare in montagna, nato durante la pandemia di Covid, potrebbe incentivare l’illegalità. A lanciare l’allarme è l’Unione nazionale degli enti e delle Comunità montane (Uncem), che chiede al governo una regolamentazione più rigida.

Le residenze fittizie, che in realtà sono seconde case, causano danni sia ai Comuni (che non incassano l’Imu), sia ai cittadini residenti reali che pagano i servizi per tutti. Questa pratica consiste nel risiedere in un luogo diverso da quello in cui si vive abitualmente, al fine di pagare meno imposte. Ad esempio, il marito può risiedere in città, mentre la moglie o il figlio risiedono in montagna. Questa è una pratica diffusa e dannosa che causa perdite milionarie ai Comuni, che stanno intensificando i controlli.

Nella provincia in cui vivo, il fenomeno sembra essere ridotto rispetto al passato, ma è ancora presente. I sindaci dei piccoli Comuni si trovano a fare controlli senza strumenti adeguati e spesso senza l’aiuto della polizia locale. Una volta che il cittadino presenta domanda di residenza, ci sono 45 giorni per effettuare i controlli, che devono essere concordati. Tuttavia, non esiste una regolamentazione precisa in merito.

I sindaci raccontano di persone che insistono nel voler ottenere la residenza pur non avendovi una dimora abituale. In alcuni casi, i sindaci hanno vinto le cause legali, dimostrando che la residenza dichiarata era falsa. Ci sono anche persone che, ad esempio, hanno perso il lavoro in città e si trasferiscono nella seconda casa dei nonni in montagna. Oppure ci sono persone che si trasferiscono in affitto in montagna perché i costi sono inferiori. Negli ultimi dieci anni, la popolazione è rimasta abbastanza stabile, ma gli strumenti a disposizione per i controlli sono limitati.

I sindaci lamentano un aumento dei contenziosi e chiedono norme più stringenti. Ad esempio, una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che due persone separate di fatto ma ancora sposate possono avere residenze diverse. Prima, i coniugi dovevano avere la stessa residenza. Questo ha reso più difficile per i sindaci indagare sulle abitudini dei cittadini.

Le residenze fittizie erano più diffuse in passato, ma alcuni casi sono ancora presenti. Spesso le persone richiedono la residenza non per evitare l’Imu sulla seconda casa, ma per ottenere agevolazioni nell’acquisto della prima casa. Ad esempio, possono essere in affitto a Milano e acquistare una casa in montagna, dichiarandola come prima casa di residenza. Questo trucco viene scoperto durante le elezioni comunali, quando il numero di votanti è molto inferiore al numero di residenti. È evidente che questi falsi residenti non si interessano molto a chi sarà il sindaco.

In conclusione, le residenze fittizie sono un grave problema per i Comuni italiani. È necessaria una regolamentazione più rigida da parte del governo per contrastare questo fenomeno e garantire che i Comuni possano incassare le imposte dovute, evitando così danni al fisco e agli enti locali.

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