Ancora non è stato fissato il funerale del giovane di 27 anni che è precipitato dal tetto di un capannone in circostanze ancora da chiarire.
Sulle cause della morte di Mirko Serpelloni è calato un inspiegabile velo di silenzio. A 15 giorni dal decesso del 27enne di Bagnolo – avvenuto l’11 settembre, dopo 5 giorni di agonia – non è ancora arrivato il nullaosta alla sepoltura. Mirko era precipitato mercoledì 6 dalla copertura del capannone della Errepi Interni di via Artigianale a Manerbio, dove la Bettinelli Group di Robecco, per la quale lavorava, stava riparando i danni provocati dal maltempo. Il lucernario sul quale Mirko stava camminando non ha retto il suo peso, e il ragazzo era precipitato al suolo dopo un volo di sei metri.
Quello che in un primo momento sembrava un infortunio sul lavoro, con l’incedere degli accertamenti ha preso una piega diversa. Perché Mirko su quel tetto non avrebbe dovuto esserci: la squadra della Bettinelli Group aveva già finito il turno di lavoro. Ma lui era rimasto. Cosa stava facendo quando è caduto? Stava davvero girando un video da inviare agli amici? Per fare luce sull’accaduto, la magistratura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha disposto l’autopsia. Ma, ad oggi, la famiglia di Mirko non sa niente. Così come l’azienda, dove lavora anche il papà Roberto. «La nostra attenzione – spiega un referente della Bettinelli Group -: era quella di tenere chiuso fino al giorno dei funerali, ma le cose stanno inspiegabilmente andando troppo per le lunghe. Non riusciamo a capire. Anche il papà Roberto, che ha ripreso il lavoro proprio ieri, non se ne fa una ragione». Così come nell’abitazione di via Lazzaretto a Bagnolo, dove Mirko viveva con la mamma Maruska, operatrice della Rsa. «Niente può aiutare a superare un dolore così grande, ma non sapere nemmeno quali sono le cause della morte di Mirko è straziante – aggiunge il portavoce della Bettinelli -. La famiglia ha il diritto di sapere».