La fabbrica chimica di Caffaro a Brescia è da tempo al centro di polemiche e inchieste riguardanti l’inquinamento e il disastro ambientale causato dalla diffusione di veleni in un raggio di oltre 22 km. Non solo il Codacons, ma anche Medicina Democratica e la Lega anti-caccia hanno chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento legale che coinvolge questa fabbrica. Tuttavia, il Comune e il ministero dell’Ambiente sono stati assenti all’udienza preliminare, che è stata rinviata per la seconda volta. Le difese degli imputati si sono opposte alle costituzioni e il giudice ha preso tempo per valutare la situazione.

Tra gli imputati ci sono i dirigenti di Caffaro Brescia, l’azienda che ha gestito lo stabilimento fino all’autunno 2019, quando è stata sospesa l’autorizzazione ambientale. Questi dirigenti sono accusati di disastro, omesso smaltimento di rifiuti pericolosi e inquinamento da cromo esavalente e clorato. Inoltre, ci sono anche i vertici delle precedenti gestioni, responsabili di inquinamento da mercurio e omesso smaltimento di scorie. Anche 3 manager di Csa, l’azienda incaricata delle demolizioni e dello smantellamento degli impianti dismessi, sono coinvolti nel procedimento.

L’udienza è stata rinviata per permettere a Caffaro Brescia di completare il potenziamento della barriera idraulica antiveleni che impedisce lo spargimento di ulteriori inquinanti in falda. In cambio di questo intervento, la Procura ha concesso il dissequestro di 3 milioni di euro. Tuttavia, l’opera è bloccata perché è necessaria una parametrazione dei livelli di Pcb da parte dell’Istituto superiore di sanità, che finora non è stata effettuata nonostante i solleciti.

È preoccupante vedere come una situazione così grave e dannosa per l’ambiente e per la salute delle persone sia ancora in fase di valutazione e non si stiano prendendo le misure necessarie per risolvere il problema. È importante che le istituzioni e le autorità competenti si facciano carico della situazione e agiscano per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Non possiamo permettere che una fabbrica continui a spargere veleni senza conseguenze, mettendo a rischio la vita di molte persone. È necessario che si faccia chiarezza su questa situazione e che si adottino misure efficaci per bonificare l’area e prevenire futuri disastri ambientali. Speriamo che l’udienza si svolga nel più breve tempo possibile e che si possano trovare soluzioni concrete per risolvere questo grave problema.

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