All’ospedale Civile di Brescia, l’82% dei medici è obiettore di coscienza e molte strutture ospedaliere private non praticano l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Questo rende il percorso per le donne che scelgono di abortire molto complicato e rischioso. Non Una di Meno, un’associazione per i diritti delle donne, ha organizzato una manifestazione per ribadire la necessità di garantire il diritto all’aborto sicuro e libero. Inoltre, la percentuale di IVG in Italia sta diminuendo di anno in anno, principalmente a causa della diffusione della pillola del giorno dopo. La ginecologa Donatella Albini sottolinea che la scelta di abortire dovrebbe essere libera e autodeterminata, ma spesso manca l’accesso alle informazioni e ai servizi necessari per evitare gravidanze indesiderate. Inoltre, l’obiezione di coscienza riguarda non solo i ginecologi, ma anche anestesisti, strumentisti e infermieri. Questo solleva il problema dei diritti costituzionali dei professionisti e della necessità di garantire l’accesso all’IVG alle donne. Nonostante l’ospedale Civile garantisca l’accesso all’IVG nonostante il numero elevato di obiettori di coscienza, il problema rimane l’ubicazione dell’ambulatorio delle IVG accanto al Centro aiuto alla vita, che rappresenta un’inutile ingerenza nella scelta della donna. Inoltre, molte strutture ospedaliere private convenzionate non praticano l’IVG, nonostante sia un livello essenziale di assistenza. Albini sottolinea che non dovrebbe essere consentito alle strutture che ricevono finanziamenti pubblici di esercitare l’obiezione di coscienza. Infine, Albini propone l’utilizzo della telemedicina per consentire alle donne di accedere alla pillola abortiva senza dover necessariamente recarsi in una struttura ospedaliera.