La sentenza che ha condannato a 7 anni e quattro mesi un 26enne di Cavenago, accusato di violenza sessuale su minori, è stata ben motivata. La motivazione della sentenza si basa sul fatto che l’imputato era abituato ad agire senza tener conto del dissenso delle ragazze, come dimostrato dalla testimonianza della sua ex fidanzata sulla gravidanza indesiderata, frutto di rapporti non protetti con il giovane, che credeva erroneamente di essere sterile. Il tribunale ha ritenuto che l’imputato fosse in grado di commettere nuovamente lo stesso reato, nonostante una denuncia presentata contro di lui, a causa della sensazione di impunità derivante dalla difesa superficiale degli amici e dall’archiviazione iniziale del caso. Il Gup del Tribunale di Monza, Francesca Bianchetti, ha quindi deciso di condannare l’imputato a un anno in più rispetto a quanto richiesto dalla Procura.

La vicenda riguarda due minorenni che hanno presentato denuncia, una delle quali si è costituita parte civile e ha già ottenuto una provvisionale di 30mila euro. Gli episodi risalgono al 2017 e al 2018, ma già nel 2015 l’uomo era riuscito ad evitare un procedimento penale per violenza sessuale ai danni di una diciassettenne, la cui denuncia era stata archiviata per mancanza di prove. Il 26enne di Cavenago, all’epoca poco più che ventenne, si presentava in modo affascinante e gioioso alle giovani. Una volta guadagnata la loro fiducia, le invitava in un appartamento a Monza, di proprietà della nonna, per parlare delle loro situazioni sentimentali. Ma era nel solaio che conduceva le ragazze, un luogo che è stato definito la “soffitta degli orrori”, con un divano, una teca contenente un’iguana e attrezzi sportivi e da lavoro, come hanno successivamente raccontato le vittime stesse.

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