Una giovane donna è stata salvata all’ospedale di Circolo dopo essere stata colpita da una doppia embolia polmonare. Questa storia è emblematica dell’impegno comune e diffuso nell’ASST Sette Laghi per far funzionare la rete che collega gli ospedali aziendali.
La paziente, una giovane donna con una doppia embolia polmonare e altre complicazioni, ha avuto difficoltà a respirare e malessere generale, quindi si è rivolta al Pronto Soccorso di Tradate. Il cardiologo e il radiologo hanno rapidamente individuato l’embolia polmonare e hanno avviato la terapia specifica, organizzando il trasferimento della paziente nell’Unità Coronarica dell’Hub di Varese.
Inizialmente, la terapia ha dimostrato di essere efficace, ma tra le 24 e le 48 ore dall’inizio, il problema si è ripresentato. Un’angioTC d’urgenza ha confermato la formazione di una nuova embolia sulla precedente. Questa è una situazione molto delicata che ha richiesto un nuovo approccio. Un’ampia squadra di specialisti è intervenuta, inclusi radiologi interventisti, cardiologi interventisti, cardiochirurghi, chirurghi vascolari, cardioanestesisti e infermieri che hanno accompagnato la paziente lungo tutto il percorso clinico.
Dopo un rapido consulto con il centro iperspecialistico del San Matteo di Pavia, si è deciso di procedere nella sala di Radiologia interventistica per rimuovere l’occlusione all’arteria polmonare. Tuttavia, per questo caso specifico, era necessario un catetere particolare, poco utilizzato ma conosciuto a Varese grazie all’esperienza dei chirurghi vascolari. Dopo aver informato la Direzione Sanitaria e Amministrativa, il catetere specifico è stato fornito entro due ore e la procedura è stata avviata.
La rimozione del coagulo si è rivelata più difficile del previsto, non solo a causa dell’urgenza della situazione e delle condizioni instabili della paziente, ma anche perché il materiale da rimuovere era particolarmente denso e difficile da aspirare. Durante la procedura, è emersa anche un’anomalia sul cuore. La paziente è andata in arresto cardiaco, richiedendo l’intervento immediato dei tecnici perfusionisti che l’hanno collegata all’ECMO, la macchina per la circolazione extracorporea. I cardiologi dell’Unità Coronarica hanno preparato la paziente per l’intervento e, poche ore dopo, è stata accolta nella sala operatoria di Cardiochirurgia. In futuro, grazie alla sala operatoria ibrida, questo trasferimento non sarà più necessario.
L’intervento è riuscito: l’arteria polmonare è stata liberata e la massa al cuore è stata rimossa. L’Anatomia Patologica dovrà analizzare i tessuti per confermare che anche il cuore era soffocato da un ulteriore coagulo. Nel frattempo, la donna ha potuto iniziare la riabilitazione dopo una settimana di terapia intensiva cardiochirurgica e alcuni giorni di degenza ordinaria in Cardiochirurgia.
Questa storia anticipa l’attivazione della sala operatoria ibrida che sarà realizzata nell’ospedale di Circolo, con un investimento regionale di oltre 3,5 milioni di euro. Dimostra anche quanto sia utile quell’investimento e quanto i professionisti del Dipartimento cardio-toraco-vascolare e non solo siano pronti per valorizzarlo.