Una storia di successo nel settore medico si è verificata presso l’ASST Sette Laghi, dimostrando l’impegno e l’efficacia del personale nell’affrontare situazioni complesse. La storia in questione riguarda l’attivazione di una sala operatoria ibrida nell’Ospedale di Circolo, grazie a un investimento di oltre 3,5 milioni di euro. Questo investimento si è dimostrato utile, in quanto i professionisti del Dipartimento cardio-toraco-vascolare erano già pronti per utilizzare questa nuova struttura.
La storia è eccezionale anche per le particolari condizioni cliniche della paziente coinvolta. Si trattava di una giovane donna con una doppia embolia polmonare, complicata ulteriormente da altre problematiche. Dopo aver avvertito difficoltà respiratorie e malessere generale, si è rivolta al Pronto Soccorso di Tradate. I medici hanno rapidamente individuato la presenza di un’embolia polmonare e hanno avviato una terapia specifica. La paziente è stata quindi trasferita all’Unità Coronarica dell’Hub di Varese.
Nonostante l’efficacia iniziale della terapia, il problema si è ripresentato tra le 24 e le 48 ore. Un’angioTC d’urgenza ha confermato la formazione di una nuova embolia. Questa situazione delicata ha richiesto un nuovo approccio. Un’ampia equipe medica, composta da radiologi interventisti, cardiologi interventisti, cardiochirurghi, chirurghi vascolari, anestesisti e infermieri, si è riunita per discutere il caso. Dopo una consultazione con il centro iperspecialistico di San Matteo di Pavia, è stata confermata l’opportunità di procedere con la rimozione dell’occlusione all’arteria polmonare nella sala di Radiologia interventistica.
Tuttavia, per questo caso specifico, era necessario procurarsi un catetere particolare, poco utilizzato ma conosciuto a Varese grazie all’esperienza dei chirurghi vascolari. La Direzione Sanitaria e Amministrativa è stata informata e, in sole due ore, il catetere è stato disponibile per la procedura. La rimozione del coagulo si è rivelata più difficile del previsto, a causa delle condizioni di urgenza e dell’instabilità generale della paziente. Inoltre, il materiale da rimuovere era particolarmente denso e difficile da aspirare. Durante la procedura, è stata anche individuata un’anomalia sul cuore. La paziente ha avuto un arresto cardiaco, ma grazie all’intervento tempestivo dei tecnici perfusionisti, è stata collegata all’ECMO, una macchina per la circolazione extracorporea. Successivamente, i cardiologi dell’Unità Coronarica hanno preparato la paziente per l’intervento, che è stato eseguito nella sala operatoria di Cardiochirurgia.
L’intervento è stato un successo: l’arteria polmonare è stata liberata e il coagulo al cuore è stato rimosso. È stata necessaria l’analisi dei tessuti da parte dell’Anatomia Patologica per confermare che anche il cuore era soffocato da un ulteriore coagulo. Nel frattempo, la paziente ha trascorso una settimana in terapia intensiva cardiochirurgica e alcuni giorni in degenza ordinaria in Cardiochirurgia. Successivamente, ha iniziato il percorso di riabilitazione.
Questa storia dimostra l’importanza di un approccio multidisciplinare e della flessibilità nell’affrontare situazioni complesse. Il personale medico coinvolto ha dimostrato grande competenza e capacità di lavoro di squadra. La nuova sala operatoria ibrida sarà sicuramente uno strumento prezioso per affrontare casi simili in futuro.