Le reazioni locali
di Eugenio Barboglio e Irene Panighetti

L’associazione vicina allo Stato ebraico: “Attacco vile di terroristi”. I palestinesi di qui: “Da giorni ripetute provocazioni”

L’eco delle raffiche dei kalashnikov dei miliziani di Hamas che hanno scatenato l’attacco terroristico sul suolo israeliano, l’eco delle bombe e dei missili degli aerei con la stella di Davide lanciati sulla Cisgiordania come immediata ritorsione. Gli echi della guerra insomma, di quella che come ha sottolineato parlando alla nazione ebraica, a poche ore dall’attacco, il premier Benjamin Netanyahu, è “una vera e propria guerra”, sono arrivati anche alle comunità palestinesi bresciane e ai bresciani vicini ad Israele.

A 50 anni dalla guerra del Kippur, in Medio Oriente si vive un anniversario non di memoria e cerimonie, ma con le armi in mano, come se il 1973 fosse tornato nella forma della rappresentazione più cruda: quella della realtà. “È una tragedia – dice l’associazione Italia-Israele di Brescia – una tragedia per le popolazioni. Ma le tragedie sono dietro l’angolo con i terroristi e gli Stati terroristi che li appoggiano. Guardate cosa succede in Iran dove i diritti delle persone, delle donne non hanno spazio. È lo stesso Iran che sostiene e inneggia ai terroristi di Hamas. I regimi terroristi non vogliono la pace, perché senza odio i nemici non vivono. Nel confronto democratico perdono. Deve essere chiaro che i terroristi come Hamas vanno sradicati”.

In un comunicato la Federazione delle associazioni Italia-Israele sottolinea che “l’attacco vile dei terroristi palestinesi contro lo Stato d’Israele rappresenta solo l’ultimo, eclatante esempio della brutalità di Hamas contro civili inermi e contro una nazione che, adesso, ha il pieno e legittimo diritto di difendersi con tutti i mezzi a sua disposizione per garantire la sicurezza e il ritorno a casa dei cittadini presi in ostaggio. Quest’ultimo attacco conferma in quale abominio Hamas abbia trascinato un’intera popolazione – quella palestinese – alla quale adesso, inevitabilmente, toccherà subire la legittima reazione militare israeliana”. Secondo il presidente della Federazione Bruno Gazzo è giusto rimarcare subito questo concetto della “legittima reazione” dell’esercito di Gerusalemme, prima che si levino “le voci indignate delle solite prefiche pronte a stracciarsi le vesti quando a morire sono dei civili palestinesi, ma che mai si levano invece di fronte ai proditori, sanguinosi e violenti attacchi terroristici di Gaza”.

La pioggia di missili di ieri mattina, 7 ottobre, lo sconfinamento dei miliziani con i primi scontri, i morti tra i civili: se la battaglia continuerà per giorni diventeranno sempre più numerosi, tragico comun denominatore di tutte le guerre moderne. Colti di sorpresa anche i molti palestinesi che vivono a Gaza e nei territori occupati (altrimenti detti Cisgiordania), e ancora di più quelli che risiedono a Brescia e gli stessi italiani legati al popolo palestinese. Quello che sta accadendo in queste ore “non se lo aspettava nessuno: stamattina mi sono svegliato con il rumore dei missili e ho pensato: è guerra”, commenta Issam Mujahed, medico che lavora alla clinica Città Di Brescia, originario di Hebron dove ora si trova per un periodo di visita ai suoi familiari. “La città è isolata – racconta il medico – forse quest’attacco deriva dalle continue provocazioni israeliane ai luoghi santi musulmani e cristiani, in particolare a Gerusalemme in questi giorni di feste ebraiche. Non so che cosa accadrà ora, non so nemmeno se, tra una decina di giorni come da programma, riuscirò a tornare a Brescia”.

Concorda con lui Alfredo Barcella, tra i fondatori dell’associazione di Amicizia Italia-Palestina di Brescia: “In questi giorni di feste ebraiche gli israeliani continuano ad invadere spazi sacri altrui a Gerusalemme, sputano contro i cristiani che vanno a messa per non dire di quello che fanno ai musulmani. L’attacco di Hamas è stato programmato da tempo, in segreto, e lancia un messaggio molto forte alla resistenza palestinese e anche all’Autorità palestinese che parla ma non fa mai nulla per impedire quello che succede ogni giorno in Cisgiordania: venerdì a Nablus gli israeliani hanno bruciato abitazioni di civili e seminato terrore e questo è all’ordine del giorno. Da Gaza stamattina ho sentito molti amici e la reazione degli israeliani è violentissima: bombe su civili, in particolare sulle ong e sulle associazioni solidali”. Barcella ipotizza: “I prigionieri che Hamas sta facendo serviranno per scambi e trattative, anche questo è uno degli obiettivi dell’attacco che avviene proprio durante i giorni del 50esimo della guerra del Kippur del 1973”. Anche Mohammed El Khatteeb, neuropsichiatra alla clinica Sant’Anna originario di Haifa è convinto: “La questione dei prigionieri è centrale: adesso si dovrà per forza mettere in campo la diplomazia”.

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