L’epidemia di peste suina africana sta causando gravi danni agli allevamenti di suini, mettendo a rischio l’economia. Nonostante il virus non sia trasmissibile all’uomo, colpisce suini, cinghiali e facoceri. Questa malattia, fino a poco tempo fa considerata esotica e presente solo in Africa e Sud America, si è diffusa rapidamente in Cina, Russia, repubbliche baltiche e in Europa, causando focolai in Germania e in Italia.

In Italia, si ritiene che la peste suina africana sia arrivata attraverso un “panino” infetto o tramite i cinghiali in movimento. Purtroppo, l’infezione si è diffusa in diverse zone come Roma, Liguria e Piemonte. La circolazione continua del virus nei cinghiali ha portato all’infezione di suini negli allevamenti intensivi in provincia di Pavia, con la necessità di abbattere oltre 30mila capi.

Il problema principale è che la peste suina africana è causata da un virus che provoca una malattia emorragica molto dolorosa per gli animali. Inoltre, il virus si annida in tutto il corpo del suino, rendendo i prodotti a base di suino un rischio per la perpetuazione dell’infezione. Anche i mangimi, le deiezioni e le lettiere possono veicolare l’infezione, quindi devono essere decontaminati e distrutti.

La resistenza del virus nell’ambiente e alle procedure di sanificazione standard rende difficile decontaminare le zone infette, che possono diventare una fonte continua di contagi. Gli allevamenti di suini sono l’anello più vulnerabile della catena e rischiano molto a causa di questa malattia.

Se la peste suina africana non viene eliminata dal territorio a vocazione suinicola, le esportazioni dei nostri prodotti a base di suino verranno bloccate. Nessun Paese estero vuole correre il rischio di importare questa malattia devastante dal punto di vista economico. Questa infezione, partita da lontano attraverso i rifiuti alimentari, la sovrappopolazione di cinghiali e la circolazione virale a Est, ha raggiunto uno dei punti di forza della nostra produzione agroalimentare, causando danni economici milionari e la morte e sofferenza di molti animali.

Il mondo agroalimentare è strettamente legato all’ambiente e alla presenza di animali selvatici. I meccanismi della globalizzazione hanno permesso a questo virus di diffondersi indisturbato, nonostante il suo potenziale esplosivo. È fondamentale prendere misure per contenere l’epidemia e proteggere il settore suinicolo, altrimenti ci troveremo di fronte a conseguenze disastrose per l’economia e per il benessere degli animali.

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