La diatriba tra Italia e Svizzera riguardo al progetto transnazionale sta finalmente giungendo a una svolta. Dopo il consenso dei poschiavini ottenuto attraverso un referendum consultivo, i nodi stanno venendo al pettine.

Da un lato, in Italia, si è avversato l’impianto di captazione delle acque del Lago Bianco, autorizzato dal Comune di Valfurva per l’innevamento delle piste da sci. Dall’altro, in Svizzera, è finito nel mirino degli ambientalisti il parco fotovoltaico da 83 ettari previsto alle pendici della Motta Bianca, incluso nel medesimo programma di interventi.

Le proteste degli ambientalisti hanno già portato alla rinuncia di Repower e EWZ, due delle più grandi società elettriche svizzere che avrebbero potuto utilizzare l’energia prodotta sul Bernina. Inoltre, anche l’Unesco, che nel 2008 ha riconosciuto il Trenino Rosso come patrimonio dell’umanità, potrebbe sollevare obiezioni riguardo al progetto.

La società di progettazione si è mostrata disponibile a modificare il progetto, spostando la collocazione dei pannelli fotovoltaici per evitare che siano visibili dagli utenti della tratta ferroviaria Tirano-Coira. Tuttavia, questa modifica potrebbe mettere a rischio il canone di un franco al metro quadro di superficie utilizzata per l’installazione, ottenuto dai poschiavini in cambio di una concessione della durata di 67 anni.

La questione si complica quindi anche dal punto di vista economico. Resta da vedere come si evolveranno gli sviluppi futuri e se il progetto riuscirà a trovare un compromesso che soddisfi entrambe le parti coinvolte.

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