Gli episodi violenti nelle serie minori lombarde stanno aumentando e le autorità temono che dietro la nascita di micro-movimenti ultrà ci siano membri delle tifoserie organizzate di Inter, Milan o Juventus.

I giocatori in campo sono dilettanti, spesso semplici appassionati, che lavorano durante la settimana. Il calcio minore, però, non è solo sul campo, ma anche fuori. Domenica scorsa, ad esempio, sono stati quattro i feriti allo stadio comunale di Parabiago, tra cui un 32enne con la frattura dell’osso frontale. Non si tratta più di episodi isolati, ma di un fenomeno diffuso.

Il problema principale riguarda gli impianti sportivi. Mentre negli stadi italiani si combatte la violenza con fermezza, nel calcio minore la situazione è diversa. Ogni fine settimana, polizia e carabinieri sono impegnati in delicati “servizi di ordine pubblico” su campi d’erba spelacchiata, in stadi con tribune di tubi Innocenti e con pochi spettatori. Gli impianti non hanno settori separati per i tifosi di casa e ospiti, sono vecchi e spesso non sono dotati di telecamere di sorveglianza. Inoltre, offrono molte vie di fuga tra le case circostanti.

Il caso di Parabiago è emblematico. Un gruppo di 25 ultrà armati di bottiglie e bastoni ha aggredito i supporter del Sant’Ilario di Nerviano, durante una partita di Terza categoria. Gli aggressori non facevano parte dei tifosi della squadra avversaria, ma del Parabiago Calcio, che quel giorno non giocava. La società ha preso le distanze dai suoi supporter e ha condannato fermamente l’episodio.

Anche a Arese si sono verificati incidenti simili. Un anno fa, durante una partita di Terza categoria tra Arese e Gs Dal Pozzo di Ceriano Laghetto, è stata sventata una guerriglia grazie all’intervento di polizia e carabinieri. Sono stati sequestrati mazze, fumogeni, passamontagna e tirapugni. Il motivo dietro questi scontri sembra essere legato a ragioni politiche. Ad Arese ci sono supporter legati a Casapound e alla Rete dei patrioti, mentre quelli della Dal Pozzo sono dell’area antagonista e anarchica.

L’orientamento politico antagonista sembra guidare anche i tifosi del Partizan Bonola, squadra fondata 5 anni fa che milita in Prima categoria. Durante una partita di Coppa Lombardia contro il Trezzano sul Naviglio, sono stati necessari dieci carabinieri in assetto anti-sommossa per concludere il match. La tensione era alta a causa di un precedente, quando l’allenatore del Bonola aveva avuto un acceso dibattito con i tifosi avversari.

Il timore degli inquirenti è che dietro la nascita di questi micro-movimenti ultrà ci siano membri delle tifoserie organizzate di Inter, Milan o Juventus. Ad esempio, a San Giuliano si vedono spesso facce note nella Curva Sud rossonera. Questo fenomeno si è già verificato nell’hockey e nel basket, quindi non sarebbe sorprendente se ci fossero ultrà nascosti tra i tifosi nelle tribune amatoriali della Serie A.

Un tifoso intervistato ha ammesso che spesso l’appartenenza a un’ideologia politica estrema può essere un valido pretesto per organizzare scontri tra le tifoserie. Non si tratta di agguati, ma di vere e proprie battaglie che vengono preparate giorni prima. Questo fenomeno riflette quello delle grandi Curve e dimostra che essere ultrà è come fare parte di un gregge, dove se uno parte all’attacco, gli altri lo seguono.

Il calcio minore lombardo è quindi alle prese con un fenomeno preoccupante, che richiede l’intervento delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza negli impianti sportivi. È necessario trovare soluzioni per prevenire e contrastare la violenza, anche in queste categorie inferiori del calcio amatoriale.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui