I motivi della condanna a Salvini. Leciti invece i rilievi sul livello di tutela del cronista

Il Tribunale di Brescia ha motivato la condanna del giudice Salvini per diffamazione nei confronti del colonnello dei carabinieri Alessandro Ruffino. Secondo il Tribunale, è verosimile che nel 1979 esistessero più relazioni di servizio redatte dal brigadiere Dario Covolo sulle confidenze ricevute da Rocco Ricciardi, soprannominato il “postino” di Varese, riguardo alla volontà di colpire il giornalista Walter Tobagi. Tuttavia, non è possibile affermare con certezza che siano state depositate relazioni con i nomi dei soggetti coinvolti nella progettazione dell’omicidio di Tobagi. Inoltre, non esistono elementi di fatto che supportino le affermazioni fatte dal giudice Salvini durante una conferenza stampa nel 2018.

Il Tribunale di Brescia ha anche affermato che i rilievi sul livello di tutela del cronista, espressi da Salvini, dal brigadiere Covolo e dal giornalista Renzo Magosso, sono leciti. Nonostante le omissioni in un’epoca drammatica, in cui gli attentati erano frequenti, le critiche rivolte ai dirigenti dei carabinieri per la mancata adozione di maggiori cautele in favore di Tobagi possono essere considerate legittime. Infatti, esisteva un rilevantissimo interesse pubblico alla conoscenza di uno degli eventi più significativi degli anni di piombo.

Salvini è stato condannato a una multa di 800 euro e al risarcimento dei danni a Ruffino. La sentenza riconosce la massima espansione al diritto di critica, considerando l’interesse pubblico alla conoscenza di questo importante evento storico.

In conclusione, il Tribunale di Brescia ha motivato la condanna di Salvini per diffamazione nei confronti del colonnello Ruffino, ma ha ritenuto legittimi i rilievi sul livello di tutela del cronista espressi da Salvini e da altri protagonisti della vicenda.

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