Predatore sessuale a processo per adescamento e detenzione di materiale pedopornografico: è questa la triste vicenda che si è verificata a Cremona. Un uomo di 23 anni, commesso di professione, è accusato di aver adescato una ragazzina di soli 11 anni tramite i social media, in particolare Instagram.
Tutto è accaduto nel novembre del 2020, durante il periodo di pandemia in cui si è registrato un aumento dei reati sui minori. L’uomo si è spacciato per un quattordicenne e ha iniziato a scambiare messaggi con la vittima, elogiandola e cercando di conquistarla. Successivamente, ha chiesto alla ragazzina di inviargli foto di lei in abbigliamento intimo, minacciando di pubblicare quelle che aveva già ricevuto in precedenza.
La giovane undicenne è caduta nella trappola e ha inviato uno scatto, ma senza mostrare il volto. L’uomo ha continuato a insistere, chiedendo foto sempre più spinte e tentando di convincerla che non c’erano secondi fini. Di fronte al rifiuto della ragazza, ha iniziato a minacciarla e ricattarla, dicendole che avrebbe pubblicato le foto su diversi social media e siti per adulti.
Non soddisfatto delle foto, l’uomo ha chiesto anche dei video della ragazzina in abbigliamento intimo. Questa volta, però, la giovane ha rifiutato, dicendo di non conoscerlo abbastanza. L’uomo ha continuato a ricattarla, minacciando di peggiorare la situazione se non avesse acconsentito.
La madre della vittima ha presentato una querela in Questura, allegando le foto e gli screenshot dei messaggi minatori. L’uomo è stato arrestato e ora è a processo per adescamento e detenzione di materiale pedopornografico. Durante le indagini, sono stati trovati sul suo smartphone 15 file con immagini inequivocabili di minori.
La madre si è costituita parte civile nel processo e ha chiesto un risarcimento di 25mila euro. L’avvocato dell’imputato ha presentato un’istanza di messa alla prova, affermando che il suo assistito sta facendo un percorso psicologico e che ha preso coscienza della gravità della sua condotta. Anche la ragazzina è in cura da uno psicologo.
Il processo è stato aggiornato al 14 febbraio, quando il giudice valuterà l’istanza di messa alla prova e il risarcimento richiesto dalla parte civile. Una storia triste e allarmante, che mette in evidenza l’importanza di proteggere i minori dai predatori sessuali e di sensibilizzare sull’uso responsabile dei social media.