Lautaro Martinez condannato per il licenziamento ingiusto della baby sitter
L’attaccante argentino dell’Inter, Lautaro Martinez, è stato condannato dalla sezione Lavoro del Tribunale di Milano per l’ingiusto licenziamento della sua ex baby sitter, deceduta all’età di 27 anni a causa di un tumore. Il Tribunale ha stabilito che Martinez dovrà versare la retribuzione che non aveva riconosciuto alla ragazza ai suoi genitori, eredi della giovane, in quanto aveva calcolato erroneamente il periodo di comporto, ovvero il tetto massimo per le assenze per malattia.
La sentenza ha stabilito che il licenziamento della ragazza, di nazionalità argentina e di 27 anni, era stato giustificato dal fatto che aveva superato il limite massimo di assenze per malattia. Tuttavia, il Tribunale non ha accolto questa tesi e ha condannato il giocatore a risarcire la famiglia della giovane. Dopo il fallimento della conciliazione, la causa è proseguita e alla fine il Tribunale ha calcolato che, “considerando l’anzianità di servizio e l’aumento del 50% previsto per le malattie oncologiche, avrebbe dovuto essere applicato un periodo di comporto di 67,5 giorni anziché i 49 calcolati da Lautaro”. Secondo il giudice, “non è credibile che Lautaro non fosse a conoscenza dello stato di salute” della baby sitter.
La malattia della ragazza è emersa otto mesi dopo l’assunzione presso la casa di Martinez, quando ha iniziato a soffrire di forti dolori addominali. Dopo una diagnosi ospedaliera, è stata rivelata la terribile malattia, con cui la ragazza ha dovuto convivere per diversi mesi, subendo un lungo ricovero.
Nel frattempo, è arrivato il licenziamento. La famiglia della giovane ha sostenuto che Martinez ha interrotto il rapporto di lavoro “il 10 luglio 2022, nonostante fosse ricoverata a causa di una malattia oncologica”, circostanza che le avrebbe garantito più giorni di assenza retribuiti. Il calciatore argentino si è difeso sostenendo di non essere a conoscenza della grave patologia e ha chiesto il rigetto del ricorso. Ora è arrivata la sentenza di condanna per l’attaccante dell’Inter.
In risposta alla sentenza, Martinez ha pubblicato una storia sul suo profilo Instagram in cui dichiara: “Ho deciso di rimanere a lungo in silenzio per rispetto verso una famiglia che non ce l’ha mai avuta con noi. Ma non permetterò che infanghino la mia reputazione”. Ha spiegato di aver assunto una persona già malata, amica di lunga data, fino a quando la sua malattia non le ha impedito di lavorare. Ha inoltre affermato di aver fatto molto per lei e la sua famiglia, sostenendoli finanziariamente e organizzando il loro arrivo, aiutandoli a trovare un alloggio quando la ragazza è stata ricoverata e sostenendoli nelle cure. Secondo il calciatore, i parenti avrebbero aspettato che la figlia fosse in punto di morte e non lucida per cercare di ottenere soldi da lui.
L’avvocato Anthony Macchia, difensore fiduciario del calciatore, ha fornito ulteriori spiegazioni, affermando che non è vero che Martinez abbia interrotto il rapporto di lavoro quando la lavoratrice era in punto di morte, poiché il licenziamento è avvenuto sei mesi prima del decesso. Inoltre, la babysitter aveva richiesto di essere licenziata per poter accedere alle retribuzioni differite e al TFR, in quanto intendeva fare ritorno in Argentina, sua terra natale.