Busto Arsizio – Nessun drone che lancia fiori né carrozze con cavalli, solo la banda al funerale del capo Rom Zoran Jovanovic, che si è tenuto oggi, venerdì 13 ottobre, nella chiesa di San Rocco a Busto Arsizio. Le donne del clan Jovanovic hanno urlato fuori dalla chiesa che non sono banditi, non sono i Casamonica, ma sono rumeni e persone perbene.
Dopo il divieto del Comune alle richieste più insolite che hanno fatto pensare allo scandalo delle esequie di Vittorio Casamonica a Roma, è stato un funerale sobrio: lo sfarzo e le celebrazioni più spettacolari sono state evitate, o forse solo rimandate ad altre occasioni per ricordare Zoran Jovanovic, detto Didi. Alle 14 quando sono arrivati, puntuali, i parenti del capo Rom, la chiesa di San Rocco era ancora chiusa. Fuori c’era una banda di paese, in una scena che a qualcuno ha ricordato il film “Il gattopardo” di Luchino Visconti. Le proteste contro i giornalisti che, con telecamere e macchine fotografiche, attendevano la cerimonia sono state espresse: “È un funerale in forma privata. Non siete ben accetti, andatevene via per favore”. A distanza, la Polizia a sorvegliare.
All’arrivo del feretro, a bordo di un elegante carro funebre Maserati, la banda ha iniziato a suonare, intonando il “Va’ pensiero”. Poi dopo una serie di brani, la chiesa è stata aperta e i familiari di Zoran Jovanovic hanno riempito il piccolo santuario ormai dedicato alla comunità ortodossa. Al termine della cerimonia, un corteo di auto (tra cui diverse con targhe tedesche, ceche, francesi) dietro al carro funebre per accompagnare il capo clan al cimitero di Borsano, dove riposano già alcuni familiari. E dove, per usanza della comunità Rom, il defunto verrà celebrato ancora per diversi giorni portando lumini e cibo.