La rivolta dei frontalaschi nella Valtellina dell’Unità d’Italia

Nel corso dell’Unità d’Italia, la Valtellina era considerata l’Irlanda italiana a causa dell’estrema povertà che vi regnava. Nelle preture mandamentali del neonato regno sabaudo si celebravano frequentemente processi per condannare il taglio abusivo di legname sul suolo pubblico, un reato molto diffuso all’epoca anche a Frontale, una frazione sondalina.

Il settimanale ‘La Valtellina’ del 24 febbraio 1866 riporta un fatto inquietante accaduto nella frazione sondalina: “Verso le 4 pomeridiane del giorno 17 andante due guardie forestali della sezione di Grosio spedite a perquisire alcuni casolari nelle frazioni di Frontale e Fumero con tre guardie comunali e il cursore, per ordine del sindaco, allo scopo di sequestrare legname di furtiva provenienza, trovaronsi di fronte ben 150 ammutinati fra uomini e donne al suono delle campane a stormo, armati chi di tridente, chi di zappino, e taluno come sembra di fucile, in tale atteggiamento da obbligare i funzionari a ritirarsi abbandonando quantità di legname che avevano requisito. L’Autorità procede”.

La magistratura individuò i capi della sollevazione popolare e il giornale ‘La Valtellina’ del 3 novembre 1866 segnala i nomi dei rinviati a giudizio con l’imputazione di ribellione: Antonio e Lorenzo Cossi, Martino Della Valle, Stefano Peraldini e Pietro Ricetti, tutti detenuti in prigione, nonché i latitanti Martino Cossi e Giovanni Peraldini, difesi dagli avvocati Merizzi e Piazzi.

Il successivo 24 novembre lo stesso settimanale riferisce che “nel giorno 22 corrente ebbero termine in questa città (Sondrio) le assise incominciate il 7 di questo mese col seguente risultato: i diversi imputati di ribellioni contro le guardie forestali, assolti”. Un sospiro di sollievo per i frontalaschi implicati nell’accaduto e, se restano sconosciuti i motivi della sentenza, senza dubbio va rilevato come la giustizia rimediò in quel caso a una sopravvalutazione dell’autorità pubblica.

Questa rivolta dei frontalaschi nella Valtellina dell’Unità d’Italia è un episodio significativo che evidenzia la situazione di povertà estrema e scontento popolare che caratterizzava la regione in quel periodo. È anche un esempio di come la giustizia possa correggere gli abusi di potere delle autorità pubbliche.

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