Confisca di 13 esemplari di canguro sul lago di Pusiano
Nelle prime ore del mattino del 10 ottobre, il Nucleo Carabinieri Cites di Ponte Chiasso, insieme ai militari del Gruppo Carabinieri Forestale della provincia di Como e Lecco, ha confiscato 13 esemplari di canguro detenuti illegalmente sul lago di Pusiano, presso l’Isola dei Cipressi.
Le operazioni di confisca e trasferimento dei tredici wallaby (Macropus rufogriseus) sono state condotte con l’assistenza di personale altamente specializzato, al fine di garantire la sicurezza e il benessere degli animali. I wallaby, piccoli marsupiali originari dell’Oceania centrale e meridionale, appartengono alla famiglia dei Macropodidae e, nonostante la loro somiglianza con i canguri, non possono essere considerati tali a causa delle loro dimensioni.
Gli esemplari presenti sull’isola sono stati introdotti negli anni ’90 inizialmente in due unità, ma nel corso del tempo hanno formato una vera e propria colonia, arrivando a tredici individui al momento della loro cattura.
Dopo una lunga vicenda giudiziaria e su consiglio della commissione scientifica CITES, gli esemplari sono stati destinati in Toscana, presso una struttura convenzionata con il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, dove potranno vivere liberi e rispettando le loro esigenze etologiche.
I carabinieri Forestali, in conformità alla disposizione del Ministero, hanno supervisionato le operazioni di cattura e marcatura dei marsupiali presenti sull’isola, utilizzando un idoneo sistema di identificazione.
Gli esemplari, discendenti da una sola coppia, occupavano l’isola in un numero indefinito, violando la normativa vigente che proibisce la detenzione di animali considerati pericolosi. Nonostante il tentativo del proprietario dell’isola di opporsi alla decisione del Tribunale di Como, il suo ricorso presso la Corte di Cassazione è stato respinto.
La normativa definisce la pericolosità degli animali non solo in base alla loro aggressività, ma anche per precise ragioni di ordine sanitario. Si cerca sempre più di evitare il contatto diretto tra l’uomo e gli animali selvatici al fine di prevenire potenziali rischi per la salute pubblica, come ad esempio il salto di specie di virus e patologie, come probabilmente già accaduto con il COVID-19.
Gli esperti assicurano che gli esemplari saranno liberi di condurre una vita tranquilla e in linea con le loro esigenze.