Omicidio Attanasio, udienza rinviata al 18 ottobre. Il giudice si esprimerà sull’immunità del funzionario del Pam, ieri, mercoledì, a Limbiate, il sit-in per chiedere “verità”
L’udienza preliminare del processo per l’omicidio dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista Mustapha Milambo, rinviata al 18 ottobre.
Nella mattinata di giovedì, si sono svolte le dichiarazioni del procuratore e delle parti civili, quindi la difesa ha nuovamente sollevato l’eccezione dell’immunità per Rocco Leone, il funzionario del Pam accusato di omicidio colposo per negligenza nella sicurezza. Il giudice dell’udienza preliminare si è riservato di decidere sull’immunità, aggiornando il processo per il 18 ottobre. La posizione dell’altro dipendente delle Nazioni Unite indagato, Mansour Rwagaza, è stata invece esclusa poiché irreperibile.
La decisione di rinviare l’udienza lascia aperta la speranza di ottenere la verità invocata dalla famiglia del diplomatico cresciuto a Limbiate, ma anche da molti italiani. “Il giudice ha preso tempo, ora attendiamo fiduciosi”, ha dichiarato il padre dell’ambasciatore, Salvatore Attanasio, presente all’udienza in tribunale.
Nel frattempo, mercoledì sera, l’aggregazione di associazioni Rete Limbiate ha organizzato un sit-in davanti al Comune per chiedere verità per Luca, Vittorio e Mustapha. In rappresentanza del Comune, che si è costituito parte civile nel processo, era presente l’assessore alla Cultura Carlo Schieppati. In prima linea c’era lo striscione “Verità per Luca Attanasio” che alcuni consiglieri comunali hanno chiesto all’Amministrazione di esporre in modo permanente sul palazzo municipale.
Il presidio è stato aperto da Corrado Mandreoli, vicepresidente di ResQ: “La situazione non è affatto tranquilla, se viene accolta la richiesta dell’ONU di immunità diplomatica, sarà molto difficile far emergere la verità che stiamo cercando. È sconcertante anche che il nostro governo non abbia deciso di costituirsi parte civile, questa scelta indebolisce coloro che sono alla ricerca della verità e mette il giudice in una posizione non coperta dalle più alte cariche del governo. Il nostro impegno come Rete Limbiate non riguarda solo l’accertamento della verità, ma anche il mantenimento vivo della memoria di ciò che è accaduto”.