Antonio Merola, un ex carabiniere cinquantenne, è stato condannato a sei anni di reclusione per estorsione, induzione indebita a dare o promettere utilità e peculato. Il tribunale di Pavia ha stabilito anche una provvisionale di diecimila euro nei confronti della parte civile, l’ex gestore dell’agriturismo coinvolto nella vicenda.

Secondo le accuse, nel 2014 Merola avrebbe fatto credere al titolare dell’agriturismo a Torre d’Isola che una banda criminale di albanesi esercitava il controllo sulla struttura e compiva azioni illecite al suo interno. Per dimostrare la veridicità di questa affermazione, l’ex carabiniere avrebbe inviato una serie di messaggi minatori all’uomo. Per riavere la gestione dell’agriturismo, il proprietario avrebbe dovuto consegnare ventimila euro. I soldi furono consegnati in due tranche nell’aprile 2014.

Successivamente, Merola avrebbe fatto credere al proprietario dell’agriturismo di essere in contatto con “il calabrese”, il capo della banda criminale, che avrebbe richiesto ulteriori soldi. L’ex militare avrebbe simulato una telefonata con questo individuo, presentandosi come intermediario per risolvere la situazione. Merola avrebbe rassicurato il proprietario che, se avesse pagato, non avrebbe più avuto problemi. Poiché la vittima non aveva disponibilità di denaro, Merola si fece consegnare l’orologio del proprietario, che monetizzò per seimila euro. Il vero valore dell’orologio era di quattordicimila euro, quindi il danno patrimoniale totale subito dalla parte offesa ammontava a trentaquattromila euro.

Secondo l’accusa, Merola avrebbe anche convinto il proprietario dell’agriturismo a cedergli una moto, promettendogli di facilitare le procedure di sfratto del gestore dell’agriturismo, che è attualmente parte civile nel processo. L’accusa di peculato è stata presentata perché l’ex appuntato si è appropriato di un hard disk e due computer, che erano parte delle prove in un procedimento penale.

L’avvocato Paolo Di Furia, difensore di Merola, ha annunciato la possibilità di presentare un ricorso in appello.

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