Issam Mujahed è un medico palestinese che vive a Brescia da oltre 30 anni e lavora per il Gruppo San Donato. Recentemente, è tornato nella sua città natale di Hebron, in Cisgiordania, a 40 chilometri da Gaza, per visitare la sua famiglia. Tuttavia, a causa della situazione attuale, non è in grado di tornare a Brescia. Le strade sono pericolose e i confini sono chiusi. Nonostante ciò, Mujahed sta aiutando i suoi colleghi medici nella sua città natale.

Da quando è iniziato il conflitto, sono morti 60 palestinesi in Cisgiordania, una situazione che prima non si verificava. I coloni israeliani e l’esercito sparano anche ai protestanti nelle strade principali e circondano i villaggi, sparando alle persone che si trovano per strada. Questa situazione ha creato molta paura e angoscia tra la popolazione. Mujahed afferma che quello che stiamo vedendo a Gaza è un genocidio e un crimine di guerra da parte di Israele.

L’attacco di Hamas è stato brutale, ma era prevedibile a causa della mancanza di progressi nel processo di pace e nella speranza. Quando uccidi la speranza, la violenza diventa inevitabile. È comprensibile che Gaza abbia reagito in questo modo.

Anche a Brescia l’opinione pubblica è divisa. L’amministrazione ha condannato l’aggressione di Hamas, ma ha bocciato la proposta di illuminare il palazzo Loggia con le luci di Israele e di apporre la bandiera della pace. Tuttavia, ieri in Consiglio comunale è stato votato all’unanimità un ordine del giorno di solidarietà ad Israele, con l’impegno a sollecitare il governo a evitare l’escalation militare e a proteggere i civili di entrambe le parti.

Mujahed fa appello a tutti di non schierarsi con nessuno, ma di sostenere le risoluzioni dell’ONU e il diritto internazionale. È inaccettabile vietare cibo, acqua e aiuti sanitari a Gaza, mentre in Ucraina sarebbe considerato contrario alla legge internazionale. In momenti come questi, è importante rimanere fedeli ai principi dell’ONU e del diritto internazionale per garantire una soluzione pacifica e giusta al conflitto.

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