La misteriosa morte di Simone Mattarelli, il giovane di 28 anni di Birago, continua ad essere oggetto di aggiornamenti e indagini. Il 3 gennaio 2021, Simone è stato trovato morto in un capannone a Origgio, dopo essere stato inseguito dai Carabinieri. La sua famiglia è determinata a dimostrare che il ragazzo non si sia suicidato e sta richiedendo ulteriori accertamenti genetici e sulle urine.

La mamma, Maria Formisano, il papà, Luca Mattarelli, e il fratello minore, Matteo, sono affiancati dall’avvocato Roberta Minotti e dalla criminologa Roberta Bruzzone nella loro battaglia per far luce su quanto accaduto quella notte. Sono convinti che Simone non avrebbe mai preso la decisione di togliersi la vita, considerando che stava per andare a convivere con la sua fidanzata, aveva un lavoro stabile come gommista e aveva anche ricevuto un’eredità dopo la morte del nonno.

Non nascondono il fatto che quella sera Simone aveva assunto cocaina, come confermato dagli esami. Probabilmente per questo motivo, oltre al fatto di aver violato il coprifuoco anti-Covid, non si era fermato all’alt dei Carabinieri, scappando a gran velocità su una BMW nera attraverso diversi comuni della Brianza, del Comasco e del Varesotto, fino a terminare la sua corsa in un’area di campagna nel Parco dei Mughetti a Origgio. Successivamente, è fuggito a piedi e il giorno successivo è stato trovato impiccato con la sua cintura a un macchinario di una ditta.

La Procura di Busto Arsizio ha archiviato il caso come suicidio, respingendo la richiesta della famiglia di riaprire le indagini. Tuttavia, i parenti di Mattarelli non si arrendono e vogliono effettuare ulteriori accertamenti. Oggi, mercoledì 18 ottobre, sono previsti esami genetici e sulle urine del giovane. Vogliono capire se ci sono tracce di DNA diverso da quello di Simone e analizzare il quantitativo di cocaina presente nelle sue urine.

La famiglia ha molte domande senza risposta e ritiene che ci siano elementi che meritano ulteriori approfondimenti. Hanno chiesto di ottenere un elenco di tutti i dipendenti della ditta in cui Simone è stato trovato, di identificare la persona immortalata dalle telecamere nell’area industriale e di poter entrare nell’azienda, ma non sono state soddisfatte queste richieste. Rimangono quindi dei dubbi e delle supposizioni.

Restano anche altre domande senza risposta: perché sono stati scaricati solo alcuni video delle telecamere dell’azienda, escludendone altri che avrebbero permesso di verificare chi vi fosse entrato? E perché si sono accese improvvisamente le luci della ditta ben prima del ritrovamento ufficiale del corpo di Simone?

La famiglia di Simone Mattarelli non si arrende e continua a lottare per scoprire la verità sulla sua morte. Sperano che gli accertamenti genetici e sulle urine possano fornire nuovi elementi e risposte alle loro domande. La loro determinazione non si spegne e la loro battaglia prosegue.

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