L’invasione dei cormorani in Lombardia: una minaccia per la pesca e l’economia

Negli ultimi anni, i cormorani hanno invaso e colonizzato la Lombardia, creando non pochi problemi per la pesca e l’economia della regione. I dati di un recente censimento indicano che il numero di cormorani presenti sul territorio è aumentato in modo significativo: se l’anno scorso erano 7.000, quest’anno sono diventati 9.500, rappresentando un incremento di oltre il 35%.

La concentrazione maggiore di questi uccelli si registra sul lago di Como e nelle province di Bergamo, Brescia e Varese, dove fiumi e laghi offrono abbondanti prede, ovvero i pesci. Ogni cormorano può ingoiare fino a 10 chili di pesce al mese, con una quantità complessiva di oltre mille tonnellate all’anno. Gli esperti ritengono che per tenere sotto controllo la popolazione di cormorani sia necessario abbatterne almeno il 10%, mentre l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ritiene che 346 esemplari siano sufficienti.

Il presidente della sezione provinciale della Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquea (Fipsas), Stefano Simonetti, denuncia l’invadenza di questi uccelli ittiofagi, che causano danni considerevoli sia dal punto di vista ittico che economico. Simonetti si dice sorpreso e sconcertato dal parere degli esperti di Ispra, che ritengono adeguato abbattere solo 346 cormorani in Lombardia. L’azione di contenimento, inoltre, si concentra solo su cinque province: Como, Lecco, Varese, Bergamo e Brescia, con 35 esemplari nel lago di Monate.

I danni provocati dai cormorani non si limitano solo alla pesca professionale e sportiva, ma si estendono anche alla filiera enogastronomica e turistica. Questi uccelli, infatti, stanno causando la morte di numerose trote marmorate nei torrenti, nell’Adda nel Lodigiano e nelle province di Cremona e nel Ticino, dove però non è permesso intervenire sui cormorani.

Il presidente dei pescatori lecchesi sottolinea che la massiccia presenza dei cormorani su tutto il territorio regionale, in particolare sul lago di Como, richiede un intervento urgente da parte dei rappresentanti regionali. È necessario correggere una decisione che appare errata, inadeguata, dannosa e potenzialmente illegittima, al fine di tutelare la pesca, l’economia e il turismo della Lombardia.

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