Carissimi amici vicini e lontani, sembra che la nostra memoria stia diventando sempre più debole. Credo che tutti stiamo dimenticando come è iniziata questa ennesima guerra tra Israele e Palestina. Il 23 scorso, sul Corriere della Sera, Galli della Loggia invocava moderazione riguardo alla risposta militare israeliana. Israele non deve attaccare via terra, non deve bombardare, non deve lanciare missili, non può cercare gli ostaggi nella Striscia di Gaza. Ma allora, amici vicini e lontani, cosa può fare in risposta ad un attacco terroristico tra i più feroci e orrendi della storia recente?

I media del mondo non hanno potuto diffondere le immagini delle atrocità commesse da Hamas a causa del massacro sanguinario perpetrato su persone indifese, su giovani riuniti ad ascoltare musica, su civili riuniti a tavola, su donne stuprate, anziani sgozzati e bambini decapitati, che si trovavano nelle loro case in pace. Se voi foste a capo di una nazione in guerra dal 1947/48, circondata dall’ostilità, e aveste subito l’attacco terroristico più orribile e devastante possibile, voi cosa fareste? Accettereste l’accaduto come comprensibile all’interno della situazione geopolitica del momento o vi indignereste e mettereste la situazione nelle mani dei militari, dicendo loro di tagliare la testa al mostro?

A proposito di memoria, l’ottimo Pierluigi Battista sempre sul Corriere, ricorda l’attacco alla sinagoga di Roma il 19 ottobre 1982, in cui venne ucciso un bambino. Il punto fondamentale è che lui ricorda l’attentato e la blanda e pacata reazione della stampa dell’epoca che sottovalutò molto l’accaduto. Ricorda anche quando Assad e Putin fecero il lavoro sporco per noi distruggendo e raso al suolo città come Aleppo (50.000 persone e 13.000 bambini morti) e molte altre in Siria per combattere l’ISIS. Ci siamo dimenticati delle foto dei bambini morti a centinaia, dei giovani e degli anziani massacrati, degli ospedali devastati, delle zone civili bombardate dai russi e dai siriani. Beh, di quelle cose non ci ricordiamo. Battista sottolinea che, per il mainstream occidentale, l’unica guerra brutale, sporca e cattiva è solo quella che fa Israele, anche se al momento sembra che l’invasione via terra sia “congelata”.

A proposito degli ostaggi. Le immagini girate dai jihadisti sulla consegna alla Croce Rossa al valico di Rafah con l’Egitto delle due anziane quando una di loro, Yocheved Lifshitz, saluta il terrorista mascherato di nero stringendogli la mano e salutandolo con “shalom”, pace, mi hanno spezzato il cuore. Yocheved ha poi raccontato il suo rapimento in moto e la sua discesa nelle gallerie “…lunghe chilometri, una ragnatela scavata sotto terra,… abbiamo camminato per 2-3 ore… fino ad una sala più grande…”. Ha raccontato di essere stata picchiata al torace: “quasi non riuscivo a respirare”. I servizi israeliani confermano che più di 200 persone, di tutte le età, sono prigioniere nella zona di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza (sembra). Si può parlare di “negoziati” quando tra gli ostaggi ci sono 28 bambini, il più piccolo dei quali ha 5 mesi? Sono in corso intense trattative per la loro “difficile” liberazione soprattutto da parte del Qatar che, da quando i fondamentalisti hanno di fatto tolto la leadership all’Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen nel 2007, non solo ha mantenuto i contatti con i capi dell’organizzazione, ma li finanzia e li ospita a Doha.

A proposito delle reazioni internazionali. In occidente (non tutti) sono sembrate difficili e preoccupanti le parole del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, portoghese, che di fatto ha giustificato il terrore di Hamas affermando che “quegli attacchi non sono venuti dal nulla”. Ancora più incendiarie sono state le parole di Erdogan, il presidente turco che, dimentico delle stragi perpetrate sul popolo curdo, ha esaltato i terroristi chiamandoli “combattenti per la liberazione”. Ricordo che la Turchia fa parte della NATO, che “dovrebbe” provvedere alla sicurezza dei trenta paesi alleati. E mentre l’occidente cerca di diminuire le tensioni scatenate dalla guerra in Medio Oriente, in Libano, in una località sconosciuta, si sono incontrati il capo della Jihad islamica Ziyad al-Nakhalah, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah e il vice leader di Hamas, lo sceicco Sheikh Saleh al-Arouri. Qualcuno ha parlato di “patto del male”.

Gli accordi di Abramo, realizzati nel 2020 tra Israele, Emirati Arabi, Bahrain e Marocco, paesi che si sono aggiunti alla Giordania e all’Egitto, sono ancora in vigore e la trama tessuta con l’Arabia Saudita non è ancora del tutto spezzata. Probabilmente il re Abdullah II di Giordania non ha incontrato Biden solo per questioni politiche e Abdel Fattah al Sisi tiene chiuse le porte dell’Egitto per paura dell’infiltrazione dei Fratelli Musulmani con i quali ha rapporti molto tesi. Recentemente, sul quotidiano francese Le Figaro, il presidente egiziano ha criticato duramente tutte le forme di islamismo. Per le ragioni sopra esposte, gli Emirati Arabi Uniti seguono con attenzione e preoccupazione l’azione mediatrice del Qatar.

Cari amici vicini e lontani, come potete vedere, la situazione in Medio Oriente è estremamente complicata e pericolosa. Ricordo che per l’occidente il problema dei civili bloccati a Gaza è un problema grande, giustamente molto sentito. Ma non è un problema per Hamas che continuerà ad uccidere perché è la sua missione. La ragione profonda che li muove è: uccidere ebrei, sterminare gli israeliani, cancellare lo Stato di Israele. Non credo che a questi terroristi importi molto del popolo palestinese. Qualcuno ha affermato che è proprio Hamas il peggior nemico del popolo palestinese.

Torno alla domanda iniziale. Se voi foste a capo di una nazione che ha subito un attentato terroristico tra i più brutali, cosa fareste? Poiché “Israele siamo noi”, credo che la risposta sia molto, molto difficile.

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