Il processo per il tragico infortunio sul lavoro che ha causato la morte di Gabriele Di Guida, un giovane di soli 25 anni, si è svolto al Tribunale di Monza. La vicenda è emersa durante il processo, rivelando che la tragedia avrebbe potuto essere evitata se ci fosse stata una copertura del macchinario per proteggere il vano sotto la verniciatrice.

Gabriele era stato assunto dall’azienda di packaging Silfa di Sulbiate e, in meno di 45 giorni, era stato nominato responsabile della linea di verniciatura. Il giovane è morto quando è rimasto incastrato con una mano e trascinato per il braccio da un rullo, venendo stritolato per ben 28 minuti.

Durante il processo, il titolare della Silfa e il responsabile della sicurezza in azienda hanno patteggiato una pena sospesa di 11 mesi ciascuno. Invece, gli accusati di omicidio colposo erano le due persone che avevano progettato e venduto il macchinario, oltre alla Silfa come soggetto giuridico. I primi due hanno patteggiato una pena sospesa di 14 mesi ciascuno, mentre la Silfa ha concordato di pagare una somma di 40mila euro per la responsabilità amministrativa.

Durante il dibattimento, i familiari di Gabriele non si sono costituiti parti civili, in quanto avevano già ottenuto un risarcimento dei danni. Tuttavia, la fidanzata del giovane, rappresentata dall’avvocato Amadeo Santamato di Milano, ha deciso di costituirsi parte civile. Gli imputati hanno versato una somma a titolo di acconto sul risarcimento dei danni, pari a 24mila euro.

Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, Gabriele si trovava all’interno della cabina di verniciatura delle bobine di lamiera per effettuare operazioni di pulizia dell’impianto. Inavvertitamente, ha toccato con la mano destra la zona di imbocco tra il nastro in movimento e il rullo, rimanendo incastrato. Nessuno si è accorto dell’accaduto per ben 28 minuti, che sono stati fatali per il giovane.

Gli imputati hanno negato la loro responsabilità riguardo alle irregolarità del macchinario, ma la nuova circostanza emersa durante il processo ha fatto cambiare loro idea. “Loro hanno tutti patteggiato e invece noi conviviamo ogni giorno con l’ergastolo dell’assenza di Gabriele”, ha commentato amaramente la madre, Ester.

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