Due impiegati che lavorano a Milano potrebbero essere responsabili del comportamento del manutentore di una funivia che ha compiuto atti di ispezione vietati dalle regole? Questo è uno dei punti sollevati dall’avvocato Mussato, difensore di due dei nove imputati per la morte di Silvano Della avvenuta ormai 5 anni fa. Gli imputati erano membri dell'”Ustif”, l’organo periferico del Ministero dei Trasporti responsabile della sicurezza degli impianti a fune. L’avvocato ha invocato l’assoluzione completa dei suoi assistiti, sottolineando che ci sono molti motivi per farlo, non solo questo.

Ma la mancanza di nesso causale è solo uno degli elementi evidenziati dal legale. Durante l’arringa, l’avvocato ha contestato le deliberazioni dei tecnici e dei consulenti dell’accusa, sostenendo che l’impianto non presentava particolari anomalie. Secondo la difesa, alcuni dettagli tecnici citati dall’accusa, come la questione del terrazzino di ispezione mobile, sono gli stessi adottati per garantire la sicurezza dell’impianto. Inoltre, il manutentore avrebbe svolto attività di controllo della funivia fuori dalla cabina, in modo non corretto e addirittura “fuori legge”, scendendo a valle imbracato. L’imbracatura che indossava sarà fatale per le dinamiche meccaniche che hanno causato la morte per asfissia. Inoltre, l’operatore di valle era assente perché era stato mandato a casa per la pausa pranzo, ma se fosse stato presente avrebbe potuto bloccare i macchinari premendo il pulsante rosso e forse la vittima sarebbe ancora viva.

La richiesta di assoluzione completa degli imputati si aggiunge alle richieste di assoluzione avanzate dalle altre parti coinvolte nella difesa, posizione che contrasta nettamente con le richieste dell’accusa di condanne complessive per un totale di 23 anni. Ora spetta al giudice monocratico Marcello Buffa pronunciare la sentenza il prossimo 1 dicembre.

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