Alberto Genovese resta in carcere: il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha respinto la sua richiesta di affidamento terapeutico in una comunità per disintossicarsi dalla cocaina. L’ex imprenditore, condannato a 6 anni e 11 mesi per violenza sessuale e droga su due ragazze, aveva chiesto questa possibilità nei mesi scorsi. Tuttavia, il Tribunale ha ritenuto fondamentale sottoporre Genovese a un periodo di osservazione per valutare da un punto di vista scientifico le ragioni che lo hanno spinto a commettere i reati con quelle precise modalità.
Genovese è accusato di due stupri commessi ai danni di due donne narcotizzate, uno a Milano e uno a Ibiza. Ora si aprirà un nuovo processo per altre violenze sessuali commesse tra il marzo del 2019 e il novembre del 2020, che avrebbero seguito modalità molto simili. Le vittime sarebbero state drogate con la cocaina durante feste organizzate dall’imprenditore stesso. Inoltre, Genovese è indagato insieme all’ex fidanzata Sarah Borruso per uno stupro di gruppo avvenuto nel maggio del 2020.
Le indagini hanno portato anche ad accuse di intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico. L’ex socio di Genovese, Daniele Leali, è accusato di cessione di droga durante le feste organizzate dall’imprenditore. Genovese è stato anche trovato in possesso di materiale pedopornografico nel suo computer.
Dopo la condanna di primo grado, la difesa di Genovese ha deciso di non ricorrere in appello, rendendo così la pena definitiva. L’ex imprenditore è stato arrestato nel novembre del 2020, dopo che una ragazza aveva denunciato le violenze subite nell’attico di Genovese durante una delle sue feste a base di droga.
La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano di non concedere l’affidamento terapeutico a Genovese dimostra la gravità dei reati commessi. È importante che la giustizia venga fatta e che le vittime possano trovare giustizia e sostegno. La condanna definitiva di Genovese rappresenta un passo avanti verso la tutela delle vittime di violenza sessuale e droga.