L’udienza

Un anno fa, i coniugi di Locate Varesino ricevettero un’ordinanza con obbligo di dimora e braccialetto elettronico, nonostante diverse assoluzioni e archiviazioni precedenti. Le accuse della presunta vittima si sono rivelate inattendibili.

Né stupri, né riti satanici immaginabili. I coniugi di Locate Varesino sono stati nuovamente assolti, nonostante la richiesta di arresto avanzata dalla procura distrettuale di Milano, che è stata rigettata dal giudice. Tuttavia, entrambi sono stati costretti a un obbligo di dimora con braccialetto elettronico. Il giudice delle udienze preliminari li ha assolti da tutte le accuse, che erano molto gravi, andando dallo stupro di gruppo alla riduzione in schiavitù, fino alle lesioni aggravate.

La vicenda, alimentata negli anni da trasmissioni televisive come Le Iene, si protrae da diverso tempo. Una donna quarantenne, residente in Toscana ma che vent’anni fa è stata ospitata dalla coppia finita sotto inchiesta, ha riproposto periodicamente il caso agli inquirenti. La coppia era stata genitore affidatario di decine di bambini nel corso della sua vita.

I fatti per i quali il giudice ha assolto la coppia risalgono a più di dieci anni fa. La denuncia affermava che la casa di Locate Varesino si sarebbe trasformata in un teatro di riti satanici, con crocifissi ribaltati e simboli che inneggiavano al diavolo, stupri e violenze sessuali di gruppo. La donna ha raccontato di essere stata ripetutamente sequestrata, chiusa in un furgone, abusata e poi abbandonata in mezzo alla strada. Ogni volta, quasi tutte le accuse e le denunce sono state archiviate. Fino a quando la Dda di Milano non ha deciso di occuparsi del caso, per due motivi. Innanzitutto, la quarantenne ha avuto un figlio dall’uomo accusato di violenza e riduzione in schiavitù. L’indagato avrebbe anche ammesso la relazione durata quattro mesi con la donna, già maggiorenne, in un momento di crisi con la moglie. In secondo luogo, sono stati acquisiti certificati medici che attestavano che la quarantenne aveva subito un’infibulazione, di cui aveva accusato la coppia di Locate Varesino.

La giudice, nella sua assoluzione, ha anche motivato la sua decisione. Ha definito le denunce della donna come “incongrue e inattendibili” e ha sottolineato che non ci sono documenti o testimoni diretti che possano confermare i racconti della presunta vittima, che inoltre sono stati “smentiti da riscontri investigativi”.

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