Meda: Pulizia dopo l’esondazione e paura di una storia che si ripete

Il giorno successivo all’esondazione, si sta ancora lavorando per ripulire il quartiere Svizzera a Meda. Ai bordi delle strade si accumulano oggetti di vita ormai da gettare: elettrodomestici, materassi, divani, mobili in legno. È impossibile salvarli. Martedì mattina tutto è finito sott’acqua. Gli abitanti stanno cercando di tornare alla normalità, nonostante il maltempo non sia ancora terminato. Fortunatamente, il torrente Tarò, nonostante le forti piogge, è sotto controllo: ieri il suo livello era di +0,35 metri, il livello di allarme per l’esondazione si raggiunge a +3,60 metri all’idrometro di via Luigi Rho. Martedì quel livello è stato superato, invadendo strade, case e negozi. Pochi sono riusciti a salvarsi. Ci sono persone che rivivono la grande paura di 70 anni fa, quando da neonata vennero portate via dal Tarò in piena che aveva allagato la casa dei loro genitori.

“Erano i primi giorni di novembre del 1951”, racconta Rina Del Pero. “Allora abitavamo al primo piano, a livello strada c’erano le botteghe”. Ricorda i racconti dei genitori: “Nell’aria si percepiva qualcosa di strano, come un presagio. Continuava a piovere incessantemente, in poco tempo l’acqua arrivò a due metri di altezza. Dal lato più isolato della corte iniziò ad arrivare un bollore di acqua fangosa e fu subito chiaro che il torrente Tarò, luogo di tanti giochi festosi dei bambini, aveva cambiato la sua solita direzione: era esondato e iniziava ad allagare anche il quartiere”.

Nella piccola casa-bottega, la signora Rina, allora bambina, dormiva su un vecchio divano insieme alla sorella. “Mamma Mariella prese in braccio mia sorella maggiore e corse su per la stretta scala che portava alla camera da letto, divisa con una parete di legno per poterne ricavare anche la cameretta delle piccole. Non fece in tempo a scendere perché l’acqua aveva raggiunto un livello pericoloso, ma soprattutto era entrata nella cucina e aveva sollevato il divano. Era come una barca”.

La corrente spinse il divano verso il “caselìn”, il passaggio a livello chiamato “dell’Ugo e della Mariella”, perché proprio lì c’era la bottega di salumeria e macelleria dei fratelli Asnaghi. “Nel frattempo, i pompieri di Seregno arrivarono su una scialuppa di salvataggio e mi raccolsero, riportandomi da mia mamma”. Quando Rina è cresciuta e le hanno raccontato la sua disavventura, “ho iniziato ad avere meno simpatia per l’acqua. E oggi mi è sembrato di rivivere la stessa paura che provò mia madre vedendomi portare via dalla corrente”. Una storia che si ripete. Anche se per Roberto Leonardi e Giulia Forgione questa è la prima alluvione. Vivono nel quartiere dal 2020. E mentre spazzano via il fango dalla loro casa, i vicini gli hanno detto “benvenuti tra noi”.

Tra le macerie da buttare, sono spuntati anche alcuni pesci del torrente. Roberto ha abbandonato tutto per salvarli: “Tentavano disperatamente di trovare il torrente, ho preso una rete e un secchio e li ho messi in salvo”. Ai residenti di Meda non resta che rimettersi in piedi. Il sindaco Luca Santambrogio ha richiesto lo stato di emergenza, ma punta il dito contro Aipo, l’Agenzia interregionale per il fiume Po: “Abbiamo avuto molti contatti con loro negli anni passati, ma mai una risposta in grado di risolvere definitivamente i problemi. Noi ci occupiamo del reticolo minore, ma loro non intervengono sul reticolo primario”.

Nel frattempo, è già iniziata la raccolta dei danni subiti sia dalle abitazioni private che dalle attività produttive. La lista deve essere presentata entro domani, allegando anche foto e una stima delle spese sostenute per ripartire. Il Comune ha reso disponibile un modello scaricabile dal proprio sito da inviare all’indirizzo emergenzameda@comune.meda.mb.it. In questi giorni, le operazioni di pulizia delle strade dal fango continuano, mentre gli inquilini delle case comunali con abitazioni inagibili in via Rho, via De Amicis e via Scultori Fantoni rimangono sfollati.

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