I reperti del caso Yara Gambirasio saranno finalmente mostrati in un’aula di giustizia. L’udienza del 20 novembre, che si terrà nell’aula dell’Assise di Bergamo, consentirà a Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della 13enne, di avere accesso ai reperti insieme al suo team difensivo. Gli avvocati di Bossetti potranno visionare i leggings e gli slip neri su cui è stata trovata la traccia genetica mista, considerata la prova principale contro di lui. Inoltre, verranno mostrate anche le 54 provette di DNA che hanno causato uno scontro tra difesa e accusa, tanto che il pubblico ministero Letizia Ruggeri è stato indagato per frode processuale.
Durante l’udienza, i sigilli verranno rimossi e riapposti su tutti i reperti conservati con cura, compresa la felpa che Yara indossava il giorno della scomparsa e il giubbotto trovato nel campo di Chignolo d’Isola dove è stata ritrovata senza vita tre mesi dopo. Saranno presenti Bossetti, i suoi avvocati, l’avvocato della famiglia della giovane ginnasta e il pubblico ministero. Tuttavia, sarà vietato scattare foto e l’udienza sarà videoregistrata.
L’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, ha dichiarato che il suo cliente è molto contento perché finalmente gli viene concesso l’accesso ai reperti, una richiesta che è stata fatta fin dall’udienza preliminare nove anni fa. È stata necessaria una pronuncia della Corte di Cassazione nel 2023 per rendere effettiva l’autorizzazione concessa il 27 novembre 2019. Tuttavia, l’udienza di novembre potrebbe non soddisfare appieno le ambizioni della difesa. Dopo questa “apertura”, l’obiettivo rimane quello di poter “mettere le mani” per la prima volta sui reperti alla ricerca di una traccia utile a Bossetti, da utilizzare per tentare la revisione del processo sull’omicidio di Yara Gambirasio.