La ‘ndrangheta e il distacco di manodopera: un’attività illecita che si sviluppa nei grandi appalti pubblici. Questo è quanto emerso dall’inchiesta della procura di Milano sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti delle ferrovie. Tra i 36 indagati, ma non sottoposti a misura cautelare, ci sono anche alcuni membri del clan Nicoscia Arena, già coinvolti nell’inchiesta della Dda di Venezia “Isola scaligera”. Questo modus operandi viene utilizzato per aggirare i divieti di subappalto, pagare meno imposte e garantire alle imprese coinvolte il procacciamento di fondi extracontabili. La preoccupazione maggiore riguarda il fatto che la criminalità organizzata riesce ad infiltrarsi in un settore strategico come quello delle ferrovie. Le società riconducibili alla ‘ndrangheta si fanno pagare dalle imprese vincitrici degli appalti per il “distacco” dei loro lavoratori, ottenendo benefici fiscali. Con i soldi incassati, queste aziende pagano gli operai che lavorano nei cantieri e emettono “fatture per operazioni inesistenti” per creare fondi che vengono restituiti in nero alle società appaltatrici. Questi fondi vengono utilizzati per il mantenimento economico dei detenuti e delle loro famiglie, per dare lavoro ai disoccupati e rafforzare il prestigio della cosca. Gli operai, nel frattempo, vengono sfruttati e privati dei loro diritti, rischiando la perdita del posto di lavoro o subendo violenze e minacce. È quindi necessario intervenire con leggi e misure specifiche per contrastare questa pratica illecita, come il monitoraggio dei cantieri e l’obbligo di comunicare alle Prefetture l’esistenza di contratti di distacco lavorativo. Le pubbliche amministrazioni devono attivarsi per controllare il corretto utilizzo di questo sistema e sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica.

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