Treviglio, la storia nel libro “Una tragica primavera” di Roberto Fabbrucci

Il libro “Una tragica primavera” di Roberto Fabbrucci racconta la storia di Treviglio durante la Seconda guerra mondiale. Il protagonista è un papà ferroviere che lavora alla stazione di Treviglio e che, alla fine della guerra, si trova di fronte alla porta un deportato riuscito a scappare da uno dei vagoni blindati che aveva fatto una sosta nella Bergamasca durante il viaggio verso la Germania.

Questa scena è solo l’inizio di una vicenda che vedrà decine di persone trovare scampo grazie all’aiuto di numerosi cittadini. Roberto Fabbrucci, giornalista trevigliese, si impegna da tempo a conservare la memoria del Novecento della sua città e dei territori circostanti. La nuova edizione del libro, pubblicata nel 2014, racconta anche della battaglia tra tedeschi e americani a Canonica, dello scontro al casello di Capriate e di altri episodi che l’autore ha scoperto negli anni successivi.

Una delle storie più toccanti è quella della famiglia Ferrari di Treviglio. Grazie al racconto di Luigi Ferrari, ex comandante dei vigili urbani di Treviglio, Fabbrucci ha potuto raccontare come la famiglia Ferrari abbia salvato la vita a deportati, partigiani e renitenti alla leva durante la guerra. Luigi Ferrari era solo un bambino al tempo dei fatti, mentre suo padre era un ferroviere cantoniere. Vivevano vicino allo scalo ferroviario e ogni tanto, di notte, qualcuno bussava alla loro porta: erano i deportati fuggiti dalla tradotta che li avrebbe portati in Germania. I Ferrari li ospitavano, li rifocillavano e addirittura fornivano loro dei lasciapassare per nasconderli dalle perquisizioni dei nazisti.

Luigi Ferrari, il padre, era socialista e per questo motivo, con l’instaurarsi del regime fascista, non avrebbe potuto rimanere a lavorare nelle Ferrovie. Grazie all’intervento della madre, che si fece fare la tessera del fascio per Luigi con una data precedente, Luigi poté continuare a lavorare. Nonostante le persone che aveva salvato durante la guerra, alla fine del conflitto Luigi Ferrari fu tra quelli che stavano per essere epurati, fatto che lo ferì profondamente.

Il libro di Roberto Fabbrucci racconta anche altre storie di coraggio e solidarietà durante quegli anni bui. Una foto fornita da Luigi Ferrari ritrae lui vicino a un capanno con i renitenti alla leva. Tra di loro c’era anche Piero Comotti, detto “Oscio”, un fruttivendolo di Treviglio che ha raccontato a Fabbrucci come Luigi faceva la spola tra casa sua e il capanno per portare loro le provviste.

Le storie raccontate da Fabbrucci nel suo libro sono un prezioso contributo alla memoria storica di Treviglio e dei suoi abitanti durante la Seconda guerra mondiale. Grazie a queste testimonianze, possiamo conoscere e apprezzare il coraggio e la generosità di persone comuni che hanno fatto la differenza in quegli anni difficili. La ricerca di Fabbrucci continua, e siamo certi che ci riserverà altre storie sorprendenti e commoventi.

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