Alcol a volontà (70 euro al bar, non pagati), un grammo di cocaina prima di mezzanotte, poi un altro grammo durante la serata, in tre.
Successivamente, dopo quella notte di marzo in cui si sarebbe consumato il tentato omicidio, il risveglio con i carabinieri dopo aver inalato un fazzoletto di ammoniaca, a Cittiglio, poco dopo l’alba e averlo premuto sul volto della vittima, poi ricoverata in ospedale con pochi giorni di prognosi. In aula per quei fatti martedì ha parlato l’imputato, 32 anni, attualmente ancora in carcere.
“Non ricordo cosa è successo”, ha detto l’imputato, “ho un vuoto di memoria dalle 4 di notte in poi, a causa dell’abbondante consumo di alcol unito alla droga. Ricordo di essermi trovato a terra con la signora sopra di me (la zia “acquisita” dell’imputato). Giorni prima avevo litigato con la mia compagna e ho iniziato a bere e assumere cocaina insieme alla parte offesa, la droga l’ho comprata io e anche il marito della signora ne ha comprata un’altra, verso mezzanotte”.
Dopo l’arrivo dei carabinieri e l’accesso alla psichiatria di Cittiglio, l’imputato e la parte offesa si sono sentiti tramite messaggi, come è emerso durante l’interrogatorio a cui si è sottoposto davanti al Collegio per i fatti avvenuti il 10 marzo 2023. Davanti al giudice hanno testimoniato anche i cognati della parte offesa, che hanno ricevuto la chiamata di soccorso della vittima che diceva “di essere stata aggredita con un coltello” e poi, in una seconda chiamata, “di essere stata vittima di un tentativo di soffocamento”, vittima che, come spiegato dalla sua psicoterapeuta ascoltata in aula, “dopo l’aggressione ha sofferto di un disturbo da stress post-traumatico”. Alla fine dell’udienza si sono verificati momenti di tensione quando la parte offesa ha incontrato fuori dall’aula la compagna dell’imputato. La sentenza è attesa per il prossimo 5 dicembre.
Tentato omicidio a Cittiglio con l’ammoniaca: “Ho sentito le urla della donna”, racconta la vicina.