I finanzieri del Comando Provinciale di Varese hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, su richiesta della Procura Europea – sede Milano – al termine di un’indagine sulle frodi carosello all’imposta sul valore aggiunto.
L’indagine condotta dalla Compagnia di Gallarate ha portato all’individuazione di un complesso meccanismo di frode nel settore del commercio di air pods, hard disk e hardware informatici. Questo meccanismo prevedeva l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte di società cartiere e buffer, al fine di evadere l’IVA. In totale, sono state sottratte all’Erario imposte per circa 50 milioni di euro.
La frode carosello è un meccanismo internazionale fraudolento che sfrutta società cartiere che importano beni solo sulla carta dai Paesi membri dell’Unione Europea e li rivendono sul territorio nazionale senza pagare le imposte dovute. Questo permette loro di vendere la merce a un prezzo inferiore, distorcendo il mercato e danneggiando gli altri imprenditori.
Nel caso specifico, i finanzieri di Gallarate hanno individuato due coniugi rappresentanti legali di due società che operavano nel settore della vendita di prodotti tecnologici. Nonostante gli ingenti volumi d’affari, queste società non avevano presentato le dichiarazioni fiscali né effettuato i relativi pagamenti.
A seguito di queste evidenti violazioni fiscali, è stato eseguito un accesso domiciliare autorizzato dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, che ha permesso di individuare complessivamente 13 società italiane e 1 estera (Croazia), gestite da uno dei due coniugi, insieme a carte di pagamento e documentazione bancaria.
Durante le indagini è emerso che la frode coinvolgeva società stabilite in diversi Paesi dell’Unione Europea, con la partecipazione di numerose società in tutto il territorio nazionale.
A causa dell’entità dell’imposta evasa, l’indagine è stata affidata alla Procura Europea (EPPO) – sede Milano, che ha guidato i finanzieri nella ricostruzione dell’importazione di oltre 3 milioni di componenti informatici, insieme alle indagini tecniche.
È emerso che il coniuge coinvolto nel meccanismo fraudolento aveva già subito misure cautelari per truffa e bancarotta, ed era stato arrestato dalle autorità tedesche per reati commessi all’estero. Un altro soggetto, legato al primo da un lungo legame di amicizia, è stato arrestato al suo ritorno in Italia dalla Moldavia, dove gestiva la frode fiscale.
Durante le indagini, è emerso che le conversazioni degli indagati vertevano principalmente su come riciclare i proventi della frode, che nel frattempo erano stati spesi in ristoranti di lusso, auto di lusso (Lamborghini, Maserati, Audi Q8), importanti investimenti a Dubai e Hong Kong, pietre preziose del Ghana e hotel di lusso in Puglia.
Durante gli arresti, sono stati perquisiti sia i due indagati che i locali in loro possesso, dove sono stati trovati numerosi smartphone utilizzati per le operazioni di home banking relative ai bonifici ingenti eseguiti quotidianamente, documentazione contabile e amministrativa relativa alla costituzione di nuove società per la frode e denaro contante.
L’evasione fiscale rappresenta un grave ostacolo allo sviluppo economico, poiché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, danneggiando le fasce sociali più deboli. È quindi importante l’azione “chirurgica” svolta dalla Guardia di Finanza contro gli evasori totali e i frodatori.