Il 12 novembre 2003, un evento tragico sconvolse la base italiana di Nassiriya, in Iraq. Un’autocisterna piena di esplosivi fu fatta esplodere, causando l’esplosione del deposito munizioni e la morte di 28 persone, di cui 19 italiani e 9 iracheni. Questo massacro rappresenta una ferita profonda per l’Arma dei Carabinieri, dato che 12 dei 28 morti erano membri dell’Arma stessa. La sezione di Lentate sul Seveso dell’Associazione Nazionale Carabinieri ha voluto onorare queste vittime in modo particolare domenica scorsa, in occasione del ventesimo anniversario dell’attacco terroristico, presso il monumento di Camnago, tra viale Italia e via 24 Maggio, nel luogo che commemora questa tragedia.

La messa a Camnago e il corteo fino al monumento
Inizialmente, è stata celebrata una messa nella chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, alla presenza dei Carabinieri, dell’Associazione Nazionale Carabinieri, di numerose associazioni locali, tra cui la Protezione Civile, l’AIDO e la Croce Rossa, e dell’Assessore Domenico Pansera, rappresentante dell’Amministrazione comunale. Durante la funzione religiosa, è stata recitata la preghiera alla Virgo Fidelis, patrona dell’Arma. Successivamente, un corteo composto sia da militari che da volontari, insieme a molti cittadini che hanno voluto partecipare a questa commemorazione, si è spostato di fronte al monumento di largo Caduti di Nassiriya per una breve ma intensa cerimonia.

La commemorazione del massacro di Nassiriya
L’Assessore Pansera ha presieduto l’evento e ha dichiarato: “Sono trascorsi 20 anni da Nassiriya, gli attentati del 2003-2006 hanno causato 50 vittime, molte delle quali italiane. Siamo qui riuniti per ricordare i 19 caduti italiani, i 12 Carabinieri, i 5 soldati e i due civili”. Un momento toccante è stato quando sono stati letti tutti i nomi delle persone che persero la vita quella mattina. Infine, Massimo Lupo, uno dei volontari dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Lentate sul Seveso, presieduta da Giovanni Maiocchi, anch’egli presente, ha voluto leggere un testo da lui scritto, in cui la sabbia diventa protagonista e descrive il momento dell’esplosione, in cui la polvere si diffonde ovunque, come “il terrorismo, che ha ottenuto ciò che voleva, contaminando l’animo umano, soffocando la ragione, alimentando il rancore e portando le lacrime negli occhi delle persone”.

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