Delitto di Colognola, l’ucraina doveva restituire 5 mila euro

Krystyna Mykhalchuk, una giovane ucraina di 25 anni, si è trovata a dover fronteggiare un debito accumulato di quasi 5 mila euro, tra prestiti chiesti a familiari e amici. Soldi che ha ottenuto in prestito e poi ha sperperato ai videopoker e con i gratta e vinci. Secondo gli investigatori, è stata proprio questa sua dipendenza dal gioco d’azzardo a spingerla a impossessarsi della tessera bancomat di Rosanna Aber e a prelevare 2 mila euro senza che la donna se ne accorgesse, in poco più di due settimane. L’ultima transazione, di 800 euro, risale al 21 aprile 2022, il giorno prima della morte della 77enne di Colognola. Rosanna Aber è precipitata dalla finestra della sua camera da letto, al quarto piano, subito dopo essere tornata da alcune commissioni, tra cui una visita in banca per chiedere spiegazioni sui prelievi sospetti. Di fronte alle date e alle cifre dei prelievi, riportate dagli impiegati, la donna aveva iniziato a sospettare di Mykhalchuk, che lavorava come donna delle pulizie per lei da un paio di mesi. L’ipotesi, supportata anche da una lite udita da alcuni inquilini, è che Rosanna Aber abbia affrontato la giovane una volta tornata a casa e che quest’ultima, perdendo la testa, l’abbia spinta dalla finestra. Mykhalchuk si trova in carcere dal mercoledì precedente, bloccata a una fermata dell’autobus di Scanzorosciate, dove vive con il marito romeno Nicu Catanoiu, dopo aver lasciato la loro bambina di 5 anni all’asilo. Sabato l’aveva accompagnata alla scuola ucraina, che frequentava da settembre, e poi a una cena di beneficenza all’oratorio di Nembro. All’associazione Zlaghoda la conoscono, ma solo superficialmente, e non sembra avere particolari amicizie. Da tempo era a conoscenza dell’indagine a suo carico e dei filmati che la ritraevano mentre prelevava il denaro dell’anziana, ma Mykhalchuk nega di averla uccisa e questa mattina potrà difendersi nell’interrogatorio di garanzia con l’avvocato Andrea Pezzotta. Alcuni bar di Scanzo erano a conoscenza dei suoi problemi di dipendenza dal gioco. Lo confermano alcune persone che lavorano dietro al bancone. Tuttavia, nessuno ammette mai di averlo visto direttamente. Al bar Zini giocava, ma non con frequenza: “La vedevamo soprattutto venire a fare colazione con la bambina”. Alla ricevitoria di fronte, “entrava per prendere bibite e comprare gratta e vinci, come tutti fanno”. Così anche nel bar vicino alla chiesa: “Il marito prendeva le sigarette, lei i gratta e vinci”. Mentre al Bar 1907, “veniva con la madre e il compagno di lei, una brava persona. Qui non giocava”. Al Mini bar, vicino alle scuole, passava al mattino dopo aver accompagnato la figlia: “Giocava come gli altri clienti”. Infine, all’Oasi, fra Tribulina e Gavarno, si era presentata martedì per offrirsi per un lavoro: “So che cercate una cameriera, va bene anche fare le pulizie”, aveva detto alla barista. Nel locale, i clienti conoscono il marito e sono scioccati dalla notizia: “Nicu è un amico, una bravissima persona, lavora e si prende cura della bambina”. Rosanna Aber e Mykhalchuk erano sole in casa quando è avvenuta la tragedia e le prime incongruenze nelle versioni della giovane hanno destato i sospetti degli agenti di polizia. La pensionata era sempre stata molto attenta alla gestione del denaro: quando il marito lavorava come rappresentante, era lei a occuparsi delle finanze. Che avesse scoperto delle mancanze è confermato da una sua coinquilina. Rosario Eguachalla, di origine boliviana, lavora in un’impresa di pulizie e dal 2009 vive nella mansarda sopra l’appartamento dell’anziana. Aber aveva bussato alla sua porta il giorno prima della tragedia per riscuotere l’affitto e, come spesso faceva, si era fermata a chiacchierare. “Mi ha parlato del viaggio alle Canarie che stava per fare, del fatto che voleva far ridipingere le ringhiere del balcone ma temeva di non farcela prima della partenza, e del fatto che voleva lasciare la casa in ordine. E poi ha detto una cosa che all’inizio non ho capito: ‘Non so dove finiscano i miei soldi, spariscano, ma non so dove’. Pensavo si lamentasse dell’aumento dei prezzi, ho capito dopo. Però non ha detto niente della cameriera, che io non ho mai visto”. L’ultima persona a cui Aber si era confidata era la titolare dell’agenzia di viaggi che aveva organizzato la sua prossima vacanza con la sorella Graziella e il marito di lei: “Era appena stata nella banca qui accanto per prelevare i soldi per pagare il viaggio. L’ho vista molto agitata, mi ha detto di aver capito che c’erano delle mancanze e che forse aveva capito chi fosse il responsabile”. “Non so come qualcuno abbia potuto farle del male”, commenta Eguachalla. “Era una donna che non si arrabbiava mai, sempre gentile e di buon umore anche con tutte le sofferenze che aveva per la malattia del marito. In tanti anni che l’ho conosciuta, non l’ho mai sentita alzare la voce”.

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