La battaglia di Giacomina Ghirardini per la verità sull’omicidio di suo fratello, Beppe Ghirardini, continua. Non accetta la teoria del suicidio e sostiene che suo fratello sia stato ucciso. Secondo lei, se Beppe avesse voluto morire, avrebbe rotto subito la capsula di cianuro che aveva ingerito. Inoltre, non accetta l’accusa che suo fratello sia stato complice dell’omicidio di Mario Bozzoli, suo datore di lavoro. Afferma che Beppe non era un assassino né un complice, ma un testimone scomodo che qualcuno ha voluto silenziare.

La sentenza di primo grado ha accusato Beppe Ghirardini di aver agito per conto di un’altra persona, come dimostrano le banconote trovate in suo possesso. Secondo i giudici, l’interesse personale di Giacomo, nipote di Mario, all’omicidio di suo zio è la prova della sua colpevolezza. La Corte d’Assise d’appello di Brescia ha confermato la condanna di Giacomo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e distruzione del cadavere.

La difesa di Giacomo ha portato avanti l’ipotesi che i soldi trovati nell’abitazione di Beppe fossero un prestito ricevuto da Mario Bozzoli. Inoltre, le dodici telefonate fatte da Mario a Giacomo poco prima della sua scomparsa sembrano essere state decisive per la condanna. La serata della lettura della sentenza è stata un momento di grande dolore per Giacomo e suo padre Adelio, fratello maggiore di Mario Bozzoli.

Adelio Bozzoli, ancora sotto shock per la sentenza, si allontana con passo faticoso. È un momento difficile per lui, che si trova in casa febbricitante e senza parole per descrivere il suo stato d’animo. La verità sull’omicidio di Mario Bozzoli sembra ancora lontana, ma Giacomina Ghirardini è determinata a scoprirla e a far luce su quello che ritiene un ingiusto accusa contro suo fratello Beppe.

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