Il commento del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” sull’inaugurazione del Museo del cemento a Merone è molto critico nei confronti del progetto. Secondo l’associazione, i progetti delle “Vie del cemento” e del “Museo del cemento” servono solo a celebrare l’attività della cementeria, senza tener conto dei danni all’ambiente. Il fatto che questi progetti siano stati promossi da un ente pubblico, ovvero il Comune di Merone, non è comprensibile per il Circolo Ambiente.

L’associazione ha affermato di essersi occupata per circa 25 anni delle conseguenze ambientali causate dall’attività della cementeria di Merone. Tra queste conseguenze, si citano le polveri e gli inquinanti emessi per circa 80 anni dalla cementeria, che sono ricaduti sulla popolazione locale. Si fa riferimento anche all’incenerimento dei rifiuti, autorizzato a partire dagli anni ’80 e continuato fino alla chiusura dei forni, durante il quale sono stati bruciati rifiuti definiti “tossico-nocivi” e oggi considerati pericolosi.

Inoltre, l’associazione ha evidenziato le ripercussioni ambientali dell’attività di escavazione, che ha lasciato ferite ancora aperte nel territorio. Si menzionano la ex cava di Baggero, definita “Oasi” dal marketing dell’azienda e successivamente donata al Parco Valle Lambro, e le pesanti ferite visibili sulle pendici del monte Cornizzolo, con le ex cave e miniere di Pusiano, Suello e Cesana Brianza. Viene anche menzionata l’immensa voragine della miniera di Brenno a Costa Masnaga.

Secondo il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, un ente pubblico come l’amministrazione comunale dovrebbe considerare questi elementi nel ricordare l’attività della cementeria sul territorio, anziché promuovere un museo che celebra il cemento.

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