L’assoluzione di Giovanni Gambino, condannato inizialmente a 30 anni di reclusione come mandante e istigatore dell’omicidio di Cristian Sebastiano, ha suscitato grande sorpresa e sconcerto nell’opinione pubblica. La Corte di Assise di Appello di Milano ha deciso di assolvere Gambino dopo due anni e mezzo trascorsi in carcere, nonostante la sua accusa di concorso morale nel delitto.

La vicenda risale al 29 novembre 2020, quando Cristian Sebastiano è stato brutalmente ucciso da due baby killer, un 14enne e un 15enne, sotto i portici dei palazzi popolari del quartiere San Rocco. I due giovani, anch’essi consumatori abituali di droga, hanno confessato sin da subito di essere gli autori dell’omicidio e di aver rapinato la vittima di 5 grammi di cocaina e forse anche 1.000 euro di pensione di invalidità.

Inizialmente, i due baby killer sono stati condannati a 14 anni di reclusione in abbreviato, ma la sentenza è stata successivamente annullata dalla Cassazione, che ha richiesto una nuova valutazione della perizia psichiatrica sugli effetti dell’abuso di droga da parte dei giovani imputati. Nel frattempo, però, i termini di custodia cautelare sono scaduti e i due sono stati rilasciati dal carcere minorile.

Giovanni Gambino, tossicodipendente monzese vicino di casa e amico di Cristian Sebastiano, ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’omicidio. Anche i due baby killer lo scagionano, affermando che è stato soltanto un caso di “chiacchiericcio” tra i ragazzi del quartiere. Durante il processo, infatti, i ragazzini chiamati a testimoniare hanno dichiarato di non ricordare o di aver sentito dire soltanto delle voci riguardo all’eventuale coinvolgimento di Gambino.

Il difensore di Gambino, l’avvocato Stefano Gerunda, ha sottolineato la mancanza di prove concrete e di un “buco” nelle indagini, poiché i 1.000 euro della presunta rapina non sono mai stati trovati. Nonostante l’insufficienza di prove, i giudici di appello hanno quindi deciso di assolvere l’imputato, aprendo la possibilità per Gambino di richiedere un risarcimento per ingiusta detenzione in carcere.

Questa sentenza ha sollevato numerose polemiche e interrogativi sulla giustizia italiana. Molti si chiedono se sia stata fatta piena luce sulla verità dietro all’omicidio di Cristian Sebastiano e se sia stato commesso un errore nel processo. Sarà compito dei futuri sviluppi e delle indagini approfondire ulteriormente questa vicenda, nella speranza di fare piena giustizia per la vittima e per la società nel suo complesso.

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