Femminicidio in Veneto: le parole della mamma di Veronica, uccisa da Emanuele Casula. “Spese e vita della figlia ai raggi x: per loro sarà un duro cammino giudiziario-burocratico”

Ogni volta è una ferita che si riapre. Ogni volta che chi dovrebbe amare uccide la moglie o la fidanzata, inevitabilmente Sonia Della Valle rivive il dramma dell’omicidio di sua figlia Veronica, di 23 anni, avvenuto a Grosotto nell’agosto del 2014.

È così anche questa volta, con l’Italia indignata e sgomenta per l’uccisione di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Un copione simile a quello dell’omicidio di Grosotto per il quale è stato condannato Emanuele Casula, il fidanzatino di Veronica che sta scontando una condanna a vent’anni di carcere con rito abbreviato per l’omicidio di Veronica Balsamo e il gravissimo ferimento di Gianmario Lucchini. Il pensiero ai genitori “Ovviamente mi spiace moltissimo per Giulia, ma il mio pensiero di madre che ha subìto una simile nefandezza, va ai suoi genitori e al calvario giudiziario-burocratico che li attenderà, dal quale siamo passati io e Giancarlo, il papà di Veronica. A un certo punto ci siamo sentiti noi indagati, messi ai raggi x nella nostra vita, nelle indagini. Veronica è stata uccisa due volte per come la macchina giudiziaria si è mossa. E si è massacrati due volte, con un sacco di spese che sei costretto ad affrontare mentre chi finisce in carcere è ospite dello Stato”.

Il dolore è misto alla rabbia: “Ho ricordi da brividi. Le ricerche di mia figlia che non sono partite fino al mattino alle 10 quando l’allarme della scomparsa era stato lanciato la sera. Quando ho protestato, mi sono sentita rispondere dai soccorritori che tanto non sarebbe cambiato nulla visto che Veronica era comunque morta, parole che mi hanno ferito”. L’attesa per le esequie Ma è lunga la serie dei tormenti che ancora affliggono Sonia: “Per la Procura avremmo dovuto attendere sei mesi per poter celebrare i funerali di Veronica, avrebbero dovuto tenersi in gennaio, nonostante lei fosse stata uccisa ad agosto. Ero furibonda quando mi sono presentata in Procura e ho ottenuto che il funerale di mia figlia fosse celebrato a novembre: non era un cadavere da tenere in una cella dell’obitorio, ma una persona alla quale rendere onore. Ho dovuto attendere quattro anni per riavere la jeep di mia figlia che era stata posta sotto sequestro. Ho trovato umanità solamente dall’allora maresciallo dei carabinieri di Sondalo, Francesco Falusi”. Anche nel post morte tanta amarezza per Sonia, come l’associazione che portava il nome della figlia, nata sulle ceneri di quanto successo e poi naufragata. “Mi sarebbe piaciuto portare la mia esperienza nelle scuole e raccontarla ai giovani studenti in maniera di evitare il ripetersi di simili efferratezze, e sarei ancora disponibile. Ma a parte un’iniziativa all’istituto Pinchetti di Tirano, nella quale peraltro io non ho parlato ai giovani, non mi hai mai chiamata nessuno. Alla fine nell’associazione eravamo io e la mia amica Giuseppina, e quindi non abbiamo più fatto nulla”. La ricorrenza Sabato 25 sarà la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una ricorrenza che indica quanto c’è ancora da fare, e molto, sulla nascita di una nuova cultura del rispetto della donna, libera di poter esprimere i propri sentimenti senza per questo dover mettere a repentaglio la propria esistenza.

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