La morte di Giulia Cecchettin ha suscitato molta attenzione, più di altri casi di femminicidio, perché ha fatto scattare una lampadina in molte famiglie. Questo è quanto spiegato sabato sera a Brugherio dalla criminologa Roberta Bruzzone, protagonista insieme alla giornalista Laura Marinaro di un incontro organizzato dall’amministrazione comunale sul tema “Manipolazione e narcisismo patologico: il volto della violenza”.

Secondo Bruzzone, da una settimana riceve email da ragazze e genitori che vivono relazioni caratterizzate dalle stesse componenti che aveva quella di Giulia. La giovane non è mai stata minacciata in modo esplicito ed era preoccupata che il suo ex fidanzato Filippo Turetta potesse suicidarsi. L’esperta ha chiesto come ci si può difendere da qualcuno che fa i biscotti, sottolineando che i segnali dei problemi di Filippo erano evidenti. A 22 anni, passava le giornate a piangere con un orsacchiotto, un comportamento disturbato. Per i narcisisti patologici come lui, ogni rifiuto diventa motivo di alienazione. Il partner è uno specchio che deve riflettere un’immagine positiva di sé e l’abbandono viene vissuto come una sconfitta intollerabile. Filippo nascondeva un profondo odio dietro la sua apparente debolezza. Giulia percepiva l’angoscia di una presenza incombente e non riusciva a troncare definitivamente la storia perché era diventata la sua “badante interiore”. L’esperta ha raccomandato alle ragazze di scappare quando un ragazzo dice che senza di loro non può vivere e se chiede la password del cellulare per controllarle, perché non è amore. I narcisisti non si innamorano, prendono ma non possono dare.

Bruzzone ha poi rivolto un monito ai ragazzi, dicendo che se qualcuno controlla la fidanzatina, deve chiedere aiuto perché ha un problema. Le relazioni devono essere gioiose e costruttive, non generate paura o basarsi su ricatti emotivi. Il narcisismo maligno può alimentare l’invidia che si trasforma in odio e può portare a pianificare delitti orrendi, come nel caso di Giovanni De Marco che ha ucciso i suoi ex coinquilini perché la loro felicità lo faceva sentire inadeguato. Bruzzone ha citato anche il caso di Alessandro Impagnatiello, che ha avvelenato Giulia Tramontano quando è rimasta incinta per provocarle un aborto e l’ha uccisa quando si è sentito smascherato, dato che aveva un’altra fidanzata contemporaneamente. Sono narcisisti manipolatori anche Antonio Logli, condannato per aver ucciso la moglie Roberta Ragusa e fatto sparire il corpo, Salvatore Parolisi che ha ucciso la moglie Melania Rea, l’omicida di Yara Gambirasio Massimo Bossetti e le bestie di Satana. Bruzzone ha commentato che in questi delitti c’era poco satanismo, erano solo persone con disagi psichici. La criminologa tornerà a Brugherio per un ciclo di incontri dedicati agli stereotipi di genere più diffusi che diventano nemici delle donne.

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