Milano – La paura si concentra nell’hub. A Lampugnano, principale stazione degli autobus di varie compagnie, quando fa buio i viaggiatori, diretti in Italia o all’estero, hanno tutti lo sguardo fra l’esterrefatto e l’atterrito, e si rifugiano, dentro la sala d’attesa aperta 24 ore, come se fosse la loro “Fort Knox”. Una reazione, per nulla sconsiderata, alla “fauna” variopinta che gravita intorno. “C’è un sacco di gente che bighellona e non si capisce bene cosa stia qui a fare”, annota Rimush Lue, turista in attesa del Flixbus per Zurigo. A lui, abituato a ben altri standard di decoro e sicurezza in Svizzera, Lampugnano appare come il mondo al contrario di vannacciana memoria.

Accanto alla presenza tutto sommato inoffensiva di senzatetto e profughi che si addormentano ovunque, persino sul pavimento della metropolitana finché rimane aperta, c’è una rete più pericolosa di borseggiatori sempre all’erta, supportati da venditori abusivi di biglietti Atm, trafficanti di vestiti usati di dubbia provenienza, e almeno un paio di venditori ambulanti illegali di pizza e kebab dalle maniere molto aggressive. Il pestaggio di un venditore di kebab è solo l’ultimo episodio di una lunga serie.

Quello che è abituato a scorrazzare come un pazzo sul marciapiede dell’autostazione con lo scooter è caduto a terra attorno alle 23 di sabato sera, colpito da calci da parte di stranieri che parlavano in arabo, come lui. Per una questione di soldi, pare. “Vende pizza e panini a 5 euro, due euro in meno rispetto al sottoscritto. Ma è cibo avariato, che assicura la diarrea del viaggiatore”, racconta un po’ divertito il titolare italiano del chiosco ambulante che, in dieci anni di attività, il “sottobosco” criminale dei ladri di valigie lo ha imparato a conoscere bene, avendo sottoscritto per così dire una sorta di “patto di non aggressione”: “Io do a loro qualche panino, le sigarette e permetto di caricare il cellulare. Loro in cambio lasciano stare i miei clienti: qui non rubano niente, neppure se si mettono mille euro sul tavolino. Sono tutti maghrebini, molti provengono dall’Algeria. Dormono di notte nel tendone adibito a moschea, nell’area vicino all’ex Palasharp. Non che la cosa li giustifichi ma mi hanno raccontato di aver cercato lavoro nei mercati e nei cantieri quando erano arrivati in Italia ma le paghe erano disumane, tipo 12 euro al giorno. Si sono allora lasciati andare, hanno cominciato ad abusare di psicofarmaci che usano come droghe, la marjuana la mettono nello yogurt… Negli anni hanno dato vita a una vera e propria organizzazione. La valigia per loro è come dalle mie parti il maiale: non si butta via nulla. Non si impadroniscono solo di soldi e cellulare, i vestiti usati finiscono su alcune bancarelle nei mercati rionali e c’è un giro fiorente anche attorno ai passaporti”.

Che ci sia “un traffico per i documenti falsi” lo suggerisce anche la barista della caffetteria dentro la sala d’attesa: “Gira voce che il giro di documenti falsi sia gestito da due o tre personaggi loschi. A Lampugnano ad ogni modo il problema è la notte: abbiamo ingaggiato anche due operatori della sicurezza privata che perlustrano la zona, ma il consiglio che diamo ai passeggeri è di stare sempre attenti ai loro bagagli”.

Di giorno i controlli non mancano e martedì scorso c’è stato un intervento congiunto di polizia, “ghisa” e unità cinofile. “Per quel che mi riguarda la situazione di giorno è migliorata, quando c’era il campo rom tanti anni fa la polizia non ci metteva piede. Il degrado però rimane e non è bel biglietto da visita per una grande città” spiega Paolo Bernardi, titolare del bar Il Ritrovo aperto dal 1996.

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