Una donna di 74 anni, Margherita Botto, è morta in Svizzera dopo aver scelto il suicidio assistito. La donna era affetta da un tumore al terzo stadio e aveva espresso il desiderio di porre fine alla sua vita senza ulteriori sofferenze. Margherita Botto era una professoressa universitaria di Lingua e letteratura francese e una traduttrice letteraria. In una lettera inviata all’organizzazione svizzera che l’ha aiutata, ha scritto che le sue speranze di guarigione erano molto ridotte e che continuare il protocollo di cura le avrebbe causato ulteriori sofferenze senza molte probabilità di successo. La donna è stata assistita dal fratello e da Cinzia Fornero, membri dell’associazione Soccorso Civile. Tutti e tre si autodenunceranno alle autorità italiane. Questo non è il primo caso di una persona che va in Svizzera per il suicidio assistito e si autodenuncia in seguito. La Procura di Milano ha già chiesto l’archiviazione di accuse simili in passato. In Italia, il suicidio assistito è legale solo per i pazienti affetti da una patologia irreversibile che causa sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili e che sono pienamente capaci di prendere decisioni autonome.

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