Il Paradiso delle Signore: una sartoria ispirata alla famosa soap opera

Ogni tanto le code in macchina hanno il loro perché, e può capitare che tra un incidente e l’altro per i semafori lenti e i cantieri infiniti, per distrarsi e non aumentare i disagi epatici, uno si guardi intorno e dia una sbirciatina ai negozi. Così ci è successo in via Magenta, in fila al semaforo e con una vista sulla famigerata Caserma, ma sulla destra ecco la perla, una di quelle cose che fanno la gioia di un vecchio cronista. La fantasia che diventa realtà, la fiction televisiva che si trasforma in una realtà tangibile, con donne che hanno una storia da raccontare, proprio come le protagoniste de “Il Paradiso delle Signore”, una delle soap opera più seguite in Italia, arrivata all’ottava serie, con episodi quotidiani.

L’insegna non è molto grande, di un bel colore azzurro, ma il nome colpisce l’occhio, perché Souad Gasmi, la proprietaria della sartoria, ha chiamato il suo negozio “Il Paradiso delle Signore” (ilparadisodellesignore1@gmail.com – tel. 371 5819133), proprio come quello fondato a Milano negli anni ’50 da Pietro Mori e poi riaperto tre anni dopo i tragici eventi dal suo erede, il pubblicitario Vittorio Conti. A questo punto la curiosità è tanta, e Souad, tunisina ma residente a Varese da 35 anni, si è ispirata alla fiction, che ha seguito per le prime due stagioni, fino all’assassinio di Mori da parte di un criminale pagato.

Nelle stagioni successive, iniziano le incredibili analogie tra i personaggi del vero “Paradiso”, la signora Souad e una delle figlie, Sara, la maggiore, che scopriamo mentre chiacchieriamo di orli e giacche, di abiti da cerimonia. “Ho aperto il mio negozio quattro mesi fa, e in precedenza avevo già collaborato con la sartoria esistente. In Tunisia ho preso il diploma, sono un’insegnante di taglio e cucito e ho sempre lavorato come sarta a casa, facendo aggiusti per negozi e creando abiti su misura. Per molto tempo ho collaborato con la Sartoria Bernasconi di via Bagaini e con le Confezioni Cirio di Cuasso al Piano. Poi, una volta cresciuti i figli, ho deciso di mettermi in proprio”, spiega seduta alla macchina da cucire.

E qui arriva la prima analogia: nel “Paradiso delle Signore” della Rai, dalla terza serie entra in scena il personaggio di Agnese Amato, emigrata da Partanna in Sicilia con i suoi tre figli, abile sarta come Souad, che all’inizio lavora a casa facendo piccoli aggiusti per i vicini, per poi diventare l’insostituibile sarta del grande magazzino di Vittorio Conti e sua moglie Marta Guarnieri.

“Mi piaceva guardare la soap opera, perché c’erano molte scene girate nella sartoria, mi ci ritrovavo. E poi il nome del negozio è di buon auspicio, l’ho scelto insieme a un’amica, proprietaria di un negozio di tessuti in via Bainsizza. Qui faccio di tutto, dalle riparazioni agli abiti per il quotidiano e per le occasioni speciali cuciti da me, poi tende e tendaggi da esterno, copridivani, perfino le bomboniere. Posso vestire donne e bambini dall’inizio alla fine e faccio anche riparazioni per uomini, su giacche e pantaloni. Con me ci sono tre ragazze stagiste della “Scuola Newton” di taglio e cucito dell’IPSIA, mia figlia Hejer, che frequenta il quarto anno, e le sue compagne Shourok e Alisia. Studiano per diventare operatrici tessili. L’altra mia figlia, Rahma, studia al Liceo Artistico di Varese e vorrebbe diventare una designer”.

Ma le analogie con i personaggi della fiction non finiscono qui: un’altra figlia di Souad, Sara, è sposata e vive a Parigi, dove lavora come modellista, proprio come Gabriella Rossi de “Il Paradiso delle Signore”, che ha iniziato come commessa, una delle “Veneri”, per poi avere un grande successo come stilista prima di trasferirsi in Francia con il ricco marito.

Souad Gasmi, tra le altre cose, ha lavorato come interprete di arabo per il tribunale, come traduttrice per le scuole e ha insegnato l’italiano ai suoi connazionali arrivati a Varese. “Le clienti spesso mi chiedono di cucire modelli che non trovano altrove, magari perché sono in uno stile un po’ fuori moda. Alcune arrivano con il tessuto ma non hanno in mente il modello, altre invece hanno il cartamodello ma non il tessuto, così scegliamo insieme. Siamo aperti tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18, abbiamo clienti di ogni età, è un lavoro che richiede molta pazienza, perché alcune signore magari trovano subito la taglia ma vogliono fare infinite prove. Spesso mi capita di servire gli anziani a domicilio, ed è una soddisfazione perché porto loro anche un po’ di calore e compagnia”.

La sarta di via Magenta – guarda caso, negli anni ’60 poco più avanti c’era il grande magazzino “Tessilomnia” – della soap opera apprezza soprattutto la ricostruzione storica e l’ambientazione perfetta tra gli anni ’50 e ’60: “La gente era sempre elegante allora, i poveri come i ricchi, non c’era differenza tra le persone, le ragazze indossavano abiti sartoriali, cuciti a volte da loro stesse. Oggi c’è poca attenzione, e ancor meno gusto”.

I prezzi del “Paradiso delle Signore” varesino sono competitivi: orlo per jeans a 7 euro, pantaloni con risvolto a 10 euro, accorciamento di una giacca da uomo a 30 euro, lo stesso prezzo per un piumino, abiti su misura a partire da 120 euro fino a 350 per i più elaborati. Nell’atelier si realizzano abiti per battesimi e cresime, tende per gazebo. “Ma l’aggiusto più difficile che ho mai fatto è stato quello per una giacca antiproiettile di un carabiniere, fatta di un tessuto così resistente che ho faticato molto per cucirlo, ma sono una persona che non si arrende facilmente!”, e qui sembra di sentire la signora Agnese, che al “Paradiso”, ovviamente, fa miracoli.

Le tre ragazze stanno progredendo nel mondo della moda: “A me piace disegnare soprattutto outfit”, dice Alisia, mentre Shourok, egiziana, aiuta Souad nelle riparazioni e la figlia Hejer studia per diventare stilista come la sorella maggiore, oltre a continuare lo stage a Baseblu, nel negozio di piazza Podestà, un “paradiso” dell’Haute Couture.

Anche se per il momento nell’atelier di via Magenta non c’è una “signora Calligaris” capo commessa che mette in riga le “Veneri”, l’atmosfera che si respira è di entusiasmo e grande creatività e chissà che un giorno Vittorio Conti non faccia una visita per assumere Souad come alternativa alla signora Agnese. Non bisogna mai chiudere le porte ai sogni, negli anni del boom era una regola.

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