Protesta dei lavoratori della Prosus a Cremona: una lotta per il diritto al lavoro

I lavoratori della Prosus di Vescovato hanno portato la loro clamorosa protesta nel centro città di Cremona. Da circa 50 giorni, essi hanno occupato uno dei capannoni di via Malta, dove la produzione era ormai cessata a causa di una procedura di vendita spezzettata dell’azienda di macellazione. Con il sostegno del sindacato di base USB, i manifestanti si sono radunati al foro Boario e da qui si sono mossi in corteo fino a piazza Stradivari, con slogan contro un sistema che smantella aziende altamente produttive vendendole al miglior offerente, a discapito della forza lavoro.

Alcuni di loro hanno deciso di portare avanti la loro protesta occupando i locali e salendo sulle “giostre” dello stabilimento, assicurando di non voler scendere finché non sarà loro garantito il posto di lavoro. Utilizzano la metafora dei “Kleenex da buttare” per descrivere la loro condizione.

Durante la protesta a piazza Stradivari, i manifestanti si sono collegati con uno dei lavoratori della Prosus. Il sindacato USB ha diffuso un comunicato in cui afferma di voler garantire ai lavoratori il contratto dell’industria alimentare, che rispetta la loro vera mansione. Grazie alla lotta condotta dall’USB, è stato ottenuto un primo risultato: un’indennità mensile come anticipo ai lavoratori delle cooperative, fino a quando non sarà applicato il contratto dell’industria alimentare. I lavoratori, come forma di protesta, hanno portato scope all’interno dello stabilimento, affermando che se vengono pagati per le pulizie, faranno solo quello, mentre la carne verrà tagliata personalmente dal datore di lavoro.

La Prosus dispone di un impianto in grado di lavorare fino a tredicimila capi al giorno, esportando prosciutto e semilavorati soprattutto in Cina e sul mercato orientale. Tuttavia, a causa dello scoppio della peste suina, l’azienda non riesce a rientrare delle spese fatte per conquistare il mercato orientale. La manager Isabella Pedroni, esperta nel taglio del personale, decide di mettere sul mercato l’azienda, tagliando posti di lavoro e riducendo la vita e la salute degli operai. I dipendenti diretti vengono messi in cassa integrazione, che copre solo due terzi del loro stipendio, senza pagare alcun anticipo.

E cosa accade ai lavoratori delle cooperative? Uno dei contratti di appalto viene rescisso anticipatamente, mentre un altro viene spostato in appalti lontani e difficili da raggiungere. A partire dal 17 ottobre, i lavoratori in appalto decidono di salire sulle giostre come forma di protesta.

Da quel momento inizia un vero e proprio assedio ai lavoratori: viene staccata l’acqua calda, disattivati i distributori e spalancate le celle frigorifere vuote al massimo della potenza per farli congelare, fino ad arrivare a staccare la luce. Si tratta di veri e propri attentati alla salute di coloro che chiedono soltanto di poter lavorare in condizioni decenti.

Ma la lotta dei lavoratori continua. La proprietà cerca di scatenare una guerra tra i dipendenti diretti e quelli in appalto, sostenendo che se non fossero scesi dalle giostre, l’azienda sarebbe fallita. Tuttavia, questo tentativo di dividere per conquistare fallisce miseramente. La proprietà e i manager affermano che l’azienda non è fallita e viene avviata una procedura di composizione negoziata, che potrebbe essere paragonata a una cassa integrazione per i padroni. Un consulente nominato dal tribunale cerca acquirenti per pagare i creditori dell’azienda.

La procedura sembra andare a buon fine, grazie a delle proroghe. Il consulente dichiara un interesse da parte di un fondo di investimento olandese. I lavoratori rimarranno all’interno dello stabilimento finché non otterranno la garanzia di mantenere il lavoro. Essi hanno contribuito a rendere l’azienda una realtà forte nell’industria alimentare italiana e questo deve essere riconosciuto loro. Non possono essere semplicemente liberati come un Kleenex usato! Se avverrà la vendita, l’acquirente troverà ancora i lavoratori sulle giostre. La loro resistenza è un esempio per tutti gli operai che lavorano nel nostro Paese. La lotta della Prosus è la lotta di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici.

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