Pavia. L’inverno è arrivato nella città dove tre senzatetto sono morti in solitudine dall’inizio dell’anno, ancor prima che le temperature scendessero. Ed è così che è partito il “piano freddo” del Comune e delle associazioni, con permanenze più lunghe nei dormitori per evitare notti all’addiaccio: “C’è stato un tavolo con le realtà del sociale: lo aggiorneremo anche in base al clima che farà in questi giorni, analizzando le situazioni di fragilità che ci vengono segnalate”, dice Anna Zucconi, assessora ai Servizi Sociali del Comune. Don Franco Tassone di Caritas afferma: “Dobbiamo replicare l’esperienza del Palatreves, allestito a rifugio durante il Covid. L’accoglienza è il biglietto da visita di una città, non meno dei suoi progetti d’eccellenza”.
L’emergenza è una “deroga” al rapido ricambio degli ospiti nei dormitori, strutture nate come punto di partenza per risalire la china con un tetto sulla testa e percorsi di reinserimento, mentre si ha un letto vero dove dormire: “In base alle situazioni, nessuno viene lasciato in strada” prosegue Zucconi, che spiega che ci sono ancora posti disponibili al dormitorio San Carlo appena ristrutturato: può ospitare 20 persone in tutto mentre sette letti sarebbero già occupati. Il ricovero è finito al centro delle polemiche per via dell’invasione delle cimici dei letti e delle condizioni dell’edificio. Anche Caritas cerca di dare un posto a tutti senza badare troppo ai tempi, ma il dormitorio è al completo e, pur di far posto, ci si stringe: “L’ultimo inserimento risale alla scorsa notte – aggiunge Tassone – abbiamo chiesto donazioni di coperte e materassi per contrastare il gelo. Ma le risorse di Caritas non sono infinite: io mi sforzo di non rendere assistenziale l’accoglienza. Per farlo servono patti educativi che si possono realizzare solo attraverso la creazione di una rete di istituzioni”. In molti casi, la vita di strada non è una scelta ma una conseguenza di fragilità pregresse del corpo o della mente: “Ronde, mense e parrocchie fanno la loro parte – aggiunge Tassone – ma a fianco dei volontari serve che i servizi sanitari prendano in carico le persone con problemi psichiatrici”. E cercare, magari, un’alternativa per i fragili che ancora trovano riparo in stazione, nonostante il tentativo di arginare il bivacco da parte delle ferrovie. “Dormire in stazione non è decoroso? Bene, allora troviamo soluzioni di sistema insieme. Per questo propongo di recuperare l’esperienza del Palatreves attivata durante il Covid, quando peraltro non si è ammalato nessun ospite”.
Una ventina: sarebbe il numero di senzatetto nell’orbita delle associazioni che distribuiscono i pasti in stazione, tuttora un punto di riferimento e stallo per diversi senza tetto. Un vero censimento non c’è: il numero tiene conto delle segnalazioni e dei sacchetti di viveri distribuiti di routine. L’emergenza, quindi, non sta nei numeri (a Milano si contano migliaia di senza tetto) ma nella loro fragilità sociale: solo nel 2023 sono morti tre senzatetto a Pavia, e pochi giorni fa è stato trovato il corpo mummificato di un uomo dentro i locali in ristrutturazione di via Porta, deceduto forse da una decina d’anni. Un campanello d’allarme, secondo Sant’Egidio: “La scoperta di un senzatetto morto in Via Porta ha riportato alla luce ancora una volta l’estrema fragilità dei senzatetto, specie quelli più isolati”, dice il referente Giorgio Musso.
Pasti e vestiti, come funziona l’aiuto agli ultimi Cibo e vestiti: i due beni di prima necessità che servono agli ultimi della notte per passare l’inverno. Oltre ai volontari che si occupano della distribuzione serale dei pasti, sono due le mense attive in città (entrambe a carico di enti religiosi, nessuna del Comune): i frati e i volontari di Canepanova si occupano di cucinare al mattino, nei locali dei frati a due passi dal Comune. C’è poi la Mensa del fratello (via Folla di Sopra) che si occupa della distribuzione pomeridiana della cena. L’Armadio del fratello, invece, è uno dei punti di raccolta in città per donare abiti usati, così da distribuirli a chi ne ha più bisogno.