Tempo di lettura: 3 minuti

Pena massima per il calolziese e per due delle figlie di Laura Ziliani brutalmente uccisa nel 2021
Il verdetto della corte d’assise di Brescia

CALOLZIO – Mirto Milani, il calolziese imputato dell’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù, nel bresciano, è stato condannato all’ergastolo. La pena massima è stata inflitta anche a Paola e Silvia Zani, figlie della vittima. Questo è il verdetto della corte d’assise di Brescia nei confronti dei tre imputati, ribattezzati ‘il trio criminale’.

Milani, in carcere dal settembre 2021, nel maggio 2022 aveva confessato il brutale l’omicidio dell’ex vigilessa, prima stordita e poi soffocata. Il corpo era stato nascosto lungo le rive del fiume Oglio.

La vicenda
Erano state proprio le due figlie a dare l’allarme la mattina dell’8 maggio 2021, verso le 12, contattando il 112 e segnalando il mancato rientro della loro mamma, uscita di casa intorno alle ore 7 per andare a fare una passeggiata nella frazione di Villa Dalegno. La donna sarebbe dovuta rientrare verso le ore 10, per poi andare con le figlie presso la locale discarica a disfarsi di vecchi materassi. Poco dopo la segnalazione della scomparsa, un vasto dispositivo di soccorritori composto da personale dei carabinieri, del soccorso alpino e dei vigili del fuoco, oltre che numerosi volontari, aveva battuto palmo a palmo il luogo della presunta scomparsa, senza rinvenire il corpo dell’impiegata, esperta conoscitrice di quei luoghi. Fin dai primi giorni però, i carabinieri hanno maturato perplessità sulla tenuta logica della ricostruzione dei fatti offerta dai tre giovani.

Le indagini e l’iscrizione nel registro degli indagati
Le indagini, avviate immediatamente e parallelamente alle ricerche, sono consistite in attività di intercettazione, complesse analisi di tabulati, analisi di smartphone e computer in possesso degli indagati, coniugate con perquisizioni domiciliari, sopralluoghi e acquisizione di reperti di carattere scientifico a cura del SIS (Servizio Investigazioni Scientifiche) del Comando Provinciale. Le numerose anomalie emerse hanno indotto i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna. Per queste ragioni, a fine giugno le due figlie e il fidanzato della più grande, erano stati iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla relazione di parentela con la vittima e occultamento di cadavere. Sin da subito, sono risultati sospetti sia l’allarme dato troppo in fretta dalle due figlie, sia il rinvenimento del telefono cellulare, da cui la donna non era solita separarsi, trovato sotto una panca in cantina.

Il ritrovamento del cadavere sulle rive del fiume Oglio
Il rinvenimento del cadavere lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell’8 agosto, tre mesi dopo la scomparsa, ha ulteriormente alimentato il solido quadro indiziario. Passeggiando lungo le rive del fiume Oglio, un bambino aveva notato il corpo di una donna in stato di decomposizione, non riconoscibile in volto, parzialmente nascosto tra i rami e le foglie, probabilmente accumulatesi a seguito dell’esondazione del fiume. La donna indossava solo una canottiera e degli slip, abbigliamento assoluta incompatibile con la ricostruzione fornita dagli arrestati. Gli orecchini in oro giallo e una cisti presente sul piede destro avevano portato a ritenere che il corpo fosse proprio quello di Laura Ziliani. La definitiva conferma è giunta dalla comparazione del Dna, eseguita presso l’Istituto di Medicina Legale di Brescia.

L’arresto
Il 24 settembre 2021 i Carabinieri avevano arrestato Mirto Milani, olginatese di origine poi residente a Calolziocorte e quindi nella Bergamasca, a Roncola San Bernardo e le due sorelle Silvia (fidanzata del lecchese Milani) e Paola Zani di 26 e 19 anni, rispettivamente impiegata e studentessa, figlie della 55enne Laura Ziliani.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui