Condannati all’ergastolo per l’omicidio di Laura Ziliani
La Corte d’Assise di Brescia ha emesso una sentenza di primo grado condannando all’ergastolo Paola e Silvia Zani, insieme a Mirto Milani, per l’omicidio di Laura Ziliani, ex vigilessa e madre delle due imputate. La sentenza è stata pronunciata oggi, giovedì 7 dicembre, dal presidente Roberto Spanò nei confronti del cosiddetto “trio criminale” responsabile dell’assassinio di Laura Ziliani. Mirto Milani e le sorelle Silvia e Paola Zani, figlie della vittima, sono stati condannati all’ergastolo per il brutale omicidio della ex vigilessa di 55 anni di Temù. I tre, che hanno confessato il crimine, sono stati anche condannati a sei mesi di isolamento.
La Corte ha accolto completamente le richieste del PM Caty Bressanelli, rifiutando invece le richieste di attenuanti generiche avanzate dagli avvocati del giovane calolziese.
Con questa sentenza si conclude, almeno in primo grado, una dolorosa vicenda iniziata con la scomparsa avvenuta il 7 maggio 2021. Il corpo straziato e in avanzato stato di decomposizione di Laura Ziliani è stato ritrovato solo due mesi dopo, ad agosto, in Valcamonica.
Fin dalle prime fasi delle indagini, gli inquirenti avevano dei sospetti e avevano sottoposto il trio a intercettazioni telefoniche. Sin dal 26 maggio, data di inizio delle intercettazioni, “dalle conversazioni è stato possibile ricostruire l’interesse dei tre alla situazione patrimoniale della 55enne e la loro volontà di locare alcuni appartamenti contattando i locatori della Ziliani per aumentare gli affitti, saldare gli arretrati e tentare di deviare i bonifici sul conto delle sorelle Zani”.
Milani e le due figlie della vittima, sospettati da mesi, sono stati arrestati a settembre due anni fa. Per molto tempo si sono trincerati dietro un muro di silenzio. Poi, a poche settimane dalla conclusione delle indagini, sono arrivate le confessioni, prima di Milani e poi delle due sorelle. La confessione di Milani, cantante dalla voce angelica ma anima nera secondo quanto da lui stesso ammesso, è arrivata a seguito delle intercettazioni delle conversazioni del giovane con il compagno di cella, a cui aveva confessato di aver scavato una fossa per nascondere il cadavere dell’ex vigilessa di Temù. Dopo la “resistenza” di Milani, anche le due sorelle hanno confessato.
Secondo l’accusa, Milani e le sorelle Zani avrebbero ucciso la donna per motivi economici. I soldi: questo sarebbe stato il motivo che avrebbe spinto i giovani a uccidere l’ex vigilessa. Una convinzione condivisa anche dalla madre della vittima, la nonna delle due presunte assassine, che ha sempre sostenuto che Laura Ziliani non fosse mai uscita volontariamente di casa, come invece avevano raccontato le ragazze che avevano sostenuto che la donna era andata a fare un’escursione.
Le figlie di Laura Ziliani, durante gli interrogatori, hanno invece sostenuto che ciò che le ha spinte ad uccidere colei che le aveva messe al mondo è stata la paura che la madre potesse, prima o poi, ucciderle.
Dopo il rinvio a giudizio per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere, avvenuto a luglio 2022, nell’ottobre dello stesso anno è iniziato il processo contro il trio diabolico. Nelle udienze sono emersi particolari drammatici e orrendi che hanno portato il PM Caty Bressanelli a chiedere l’ergastolo e sei mesi di isolamento per i tre. La scorsa settimana, la replica delle difese con l’avvocato del calolziese ha cercato di alleggerire la posizione del giovane: “Il soggetto meno convinto del piano omicidiario e che ha sempre tentato di tirarsi indietro è Mirto Milani”.