La situazione delle carceri italiane continua a peggiorare, con un numero sempre crescente di detenuti e una grave carenza di personale di custodia. Attualmente, siamo arrivati a 60.000 detenuti su 47.000 posti disponibili, con ben 18.000 agenti di custodia mancanti. Lo Stato sembra non essere in grado di garantire la sicurezza di chi è detenuto.
Recentemente, si è verificato un suicidio presso il carcere di San Vittore, proprio nel momento in cui la società civile stava celebrando un evento culturale con i detenuti. Questo gesto estremo mette in evidenza la gravità della situazione, con un numero sempre maggiore di detenuti e una mancanza di attenzione nei confronti delle loro necessità.
San Vittore detiene anche il triste primato di spesa pro capite per farmaci antipsicotici, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Questo dato suscita dubbi sulla gestione dei disturbi psichiatrici all’interno delle carceri, e se si stiano sedando i problemi o i problemi stessi.
È interessante notare la contraddizione tra l’importanza data al lavoro in carcere e la riduzione delle ore di lavoro per i detenuti. Questa decisione, dovuta alla mancanza di fondi, ha generato malcontento tra i detenuti, che vedono ridotti i propri diritti e le proprie opportunità di riabilitazione.
Inoltre, si stanno verificando sempre più episodi di disordini all’interno delle carceri, come ad esempio l’incendio a Como. Questi eventi mettono in luce la mancanza di controllo dello Stato sull’incolumità dei detenuti e la necessità di intervenire tempestivamente per garantire la sicurezza all’interno delle strutture carcerarie.
Anche i sindacati di polizia penitenziaria stanno sollevando la questione dell’emergenza carceraria, chiedendo più personale e strutture adeguate. È evidente che il sistema penitenziario italiano sta raggiungendo il punto di rottura e che urgenti provvedimenti devono essere presi per affrontare questa situazione critica.
È necessario agire prima che la Corte Costituzionale intervenga, come accaduto dieci anni fa quando l’Italia è stata condannata per trattamenti inumani e degradanti nelle carceri. A quel tempo, il numero di detenuti era di 66.000, e tra poco potremmo tornare a essere vicini a quella cifra.
È urgente che lo Stato prenda provvedimenti per affrontare la crisi carceraria, garantendo la sicurezza e il rispetto dei diritti dei detenuti. Solo così potremo evitare il collasso del sistema penitenziario italiano.