Il caso del provveditore Giuseppe Bonelli: “Siamo stati ingannati e raggirati. Nessun errore burocratico, anzi il Caio Plinio ha fatto le giuste verifiche”
Il nuovo provveditore di Como, Giuseppe Bonelli, ha commentato la vicenda della “professoressa” che per vent’anni avrebbe insegnato grazie a una falsa laurea. Si tratta di Viviana Mazzoni, 48 anni di Uggiate Trevano, a cui la Corte dei conti ha chiesto di restituire un quarto di milione di euro per aver insegnato inglese e tedesco in varie scuole senza avere il titolo necessario. La falsità del suo titolo è stata scoperta tre anni fa dalla dirigenza del Caio Plinio, dove avrebbe dovuto svolgere una supplenza annuale in tedesco. I certificati presentati da Mazzoni non hanno convinto e gli approfondimenti hanno permesso di far emergere la presunta truffa. Bonelli sottolinea che non si tratta di una negligenza di chi non si è accorto di nulla, ma di un merito del Caio Plinio che ha effettuato ulteriori controlli. Il provveditore evidenzia che la falsificazione di un titolo è un atto di malafede e non un errore burocratico. La vicenda risale a diversi anni fa ed è emersa solo ora con la conclusione del contenzioso. Mazzoni ha insegnato con un titolo falsificato, poi individuato dal dirigente del Caio Plinio che ha avuto sospetti. La domanda che molti si sono posti è come sia stato possibile che nessuno si sia accorto prima. Bonelli spiega che per scoprire un falso bisogna verificare la corrispondenza tra il titolo di studio esibito e il registro dei voti conservati negli uffici territoriali, un passaggio che non sempre viene fatto. Il Caio Plinio ha invece proceduto in questa direzione grazie a norme più stringenti nei controlli applicate negli ultimi anni. La verità è emersa per incongruenze presenti nei certificati di Mazzoni. La prossima settimana comparirà davanti al giudice delle udienze preliminari di Como per rispondere delle accuse di truffa e falso. La Corte dei conti ha condannato la finta prof a pagare 247.673 euro a titolo di restituzione degli stipendi indebitamente percepiti.